Per ora, almeno su questo fronte, il Parlamento si  è comportato degnamente. Fosse stato per il governo, probabilmente non un solo esodato sarebbe stato salvaguardato. L’insistenza di Pdl, Pd e Udc, invece, ha consentito a circa 140mila persone che rischiavano di restare senza reddito da pensione e da lavoro di accedere al trattamento previdenziale con le regole precedenti alla nuova disciplina. Ne restano almeno altrettante. Abbiamo chiesto a Luigi Bobba, deputato del Pd in commissione Lavoro, cosa intende fare il suo partito in merito.



Bersani ha detto che le altre formazioni hanno escluso la parola esodati dai propri programmi. E voi?

Ovviamente, nel nostro programma è ben presente. Se non altro per coerenza con quello che abbiamo fatto in quest’anno. I tre provvedimenti che salvaguardano 140mila persone sono stati assunti, infatti, grazie a una forte pressione del Pd. Ora si tratterà di capire rispetto alla platea totale degli esodati, che l’Inps aveva quantificato in 390mila persone, chi vi rientra effettivamente. Di sicuro, considerando che i 140mila sono riferiti al biennio 2012-2013, presumibilmente nei prossimi anni l’ordine di grandezza non sarà troppo diverso.



Come intendete tutelarli?

Anzitutto, sfruttando al massimo il fondo di solidarietà istituto con l’ultima legge di stabilità. Avevamo, inoltre, indicato la possibilità di attingere dai risparmi che la riforma ha prodotto. Una terza fonte di risorse consisterà in un’imposta aggiuntiva sui tabacchi. Più ingenerale, credo che tutta la questione vada affrontata attraverso l’introduzione del principio di flessibilità in uscita. Averla irrigidita senza gradualità e senza possibilità di scelta, ha generato l’emergenza attuale. Credo che si possa rispolverare l’ipotesi di consentire l’accesso alla pensione entro una forbice che vada dai 62 ai 67 anni, attraverso un meccanismo di incentivi e disincentivi a seconda che si smetta di lavorare più tardi o prima.



Giuliano Cazzola, su queste pagine, ha ipotizzato di mettere in campo una serie di strumenti che consentano la ricollocazione degli esodati – e di tutti i disoccupati in generale – nel mondo del lavoro.

Credo che si tratti di una proposta utile, come quella di prevedere il part-time per i lavoratori anziani, in modo tale da potere inserire dei giovani. Ritengono ancor più necessario, come ho scritto al ministro Fornero, risolvere il problema dell’impossibilità di iscrivere nelle liste di mobilità chi è stato licenziato individualmente o è stato licenziato da un’impresa con meno di 15 dipendenti. Costoro non solo non avranno tutele, ma le imprese non hanno più l’incentivo a riassumerli. Bersani, quando parla di polvere sotto il tappeto si riferisce a problemi di questa natura.

La Fornero, dal canto suo, quando le è stato chiesto se vi fossero altri 150mila esodati, ha detto che non le risultava. E che la domanda andava rivolta all’Inps. Poi, l’Inps ha confermato.

E’ il solito balletto. Il ministro dice una cosa, e viene contraddetta dall’Inps. Si era fatto un grossolano errore, senza rendersi conto che si sarebbe prodotto un danno enorme. Il che ha prodotto un conflitto evidente con la promessa di Monti di non lasciare nessuno senza tutele. Una contraddizione che si è portata avanti per un anno. Che il problema esista è evidente. In ogni caso, va anche detto che l’inps aveva inserito tra i meritevoli di tutele anche coloro che avevano fatto richiesta di autorizzazione per i versamenti volontari. Una platea molto variegata, non sempre meritevole di salvaguardia.

In quest’ultima fase i tecnici dei ministeri e, in particolare, la Ragioneria dello Stato hanno prevalso sulla politica. Pensate di ovviare al problema?

Direi proprio di sì. Nel momento in cui ci sarà un governo politico, saranno evidenziati anche gli obiettivi politici da definire. Il problema è che, in questa fase, dove i direttori generali dei ministeri erano diventati ministri, le compatibilità hanno coinciso con gli obiettivi politici.

 

(Paolo Nessi)