Il Premier primeggia nel tentare di governare la crisi. Fa quel che può scambiandolo per quel che s’ha da fare. Ecco, appunto, quel che s’ha da fare: “Più soldi in busta paga. Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi presenteremo una legge di stabilità e lavoreremo per mettere ordine nelle aliquote dell’Iva. Lo faremo tenendo conto dei problemi della finanza pubblica”.



Potrebbe valere tra i 350 e i 400 euro sulla busta paga un ipotetico intervento sul cuneo fiscale di 2,5 miliardi di euro destinato ai lavoratori. Questo è quanto possibile calcolare, considerando l’intervento sulle detrazioni Irpef per il lavoro dipendente e presumendo che, del possibile intervento di 4-5 miliardi nella legge di stabilità, metà sia destinato ai lavoratori e metà alle imprese. Calcolo solo indicativo, perché le variabili sono molte. Il bonus potrebbe essere erogato in un’unica tranche.



E bravo il Premier, mette nel mirino il cuneo fiscale. Messo a leva quel cuneo spacca: 1) può ridurre, per le imprese, il costo per unità di prodotto e così rendere competitive le merci: prezzi ridotti rifocillano il potere d’acquisto; 2) diminuisce il prelievo fiscale su salari e stipendi. Pure qui, aumenta il potere d’acquisto.

E già, due piccioni con una fava: i produttori troveranno convenienza a produrre; i lavoratori, lavorando a guadagnare di più; i consumatori a consumare. Micco il premier!

Tocca fare adesso quattro conti sullo stato delle cose. Confcommercio mette in campo dati raggelanti: nel 2013, il reddito disponibile è pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. Il Premier non si abbatte, anzi ribatte e mette, giust’appunto, sul piatto 1 euro, cent più cent meno, al giorno per dare compenso a quei redditi. Un bel gruzzolo!



Non pago spera, anzi deve credere e pregare che la riduzione del prezzo delle merci compensi quel che ancora manca per riparare al danno fatto a quei redditi. Temerario il credulone!

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