Nessun giro di parole, come del resto nel suo stile. Per Susanna Camusso, il Governo con la legge di stabilità – varata dal Consiglio dei Ministri martedì 15 ottobre – ha smentito le promesse di questi mesi. Se quindi, circa il “pacchetto lavoro” il giudizio della Cgil tutto sommato non era negativo, ora i toni si fanno decisamente più duri: “La legge di stabilità va cambiata”. Questo e altro in questa intervista al Segretario Generale della Cgil che, quasi al terzo anno dalla sua elezione (3 novembre 2010), sta portando il suo sindacato verso un congresso che si annuncia molto importante, oggi che è stata ritrovata l’unità sindacale.
Segretario Camusso, in tempi non sospetti, Enrico Letta ha insistentemente indicato nel lavoro e nella crescita le priorità dell’esecutivo. Crede che i provvedimenti adottati dal suo governo, e nella fattispecie il “pacchetto lavoro”, abbiano risposto in modo coerente alle emergenze occupazionali di questo specifico momento?
È stata una prima risposta alle emergenze, poi offuscata dalle scelte fatte su Imu e Iva. Ma non è più tempo di scelte raffazzonate per colmare le falle dettate dall’emergenza. Il governo deve fare delle scelte precise e dare risposte al mondo del lavoro, con soluzioni chiare e investimenti importanti, a partire dall’introdurre elementi di giustizia ed equità. Il principale dei quali per noi si chiama redistribuzione del reddito, a favore delle fasce più deboli, rimodulando un fisco che premia eccessivamente le rendite e le grandi ricchezze a scapito di chi produce lavoro e ricchezza.
Risposte che per lei arrivano con la legge di stabilità? Qual è il suo giudizio?
Per quello che abbiamo visto finora, e cioè senza poter consultare i testi, la legge approvata dal Cdm è la smentita delle infinite promesse fatte in questi mesi dai ministri. Non c’è alcun cambiamento di segno rispetto alle scelte politiche passate. Per stare alle cifre annunciate per gli interventi sui redditi dei lavoratori e sulle stesse imprese, sono assolutamente insufficienti per determinare quel cambiamento necessario, a partire dal tema del rilancio della domanda interna e della ripresa dei consumi. Dal punto di vista del lavoro, poi, è una legge che aggredisce nuovamente il lavoro pubblico, le condizioni dei lavoratori e la possibilità di contrattazione. Addirittura, mette in discussione il decreto sulla stabilizzazione dei precari in queste ore al Senato. Una legge cioè che, rispetto alle parole che l’hanno accompagnata nei giorni passati, è molto diversa dalle promesse fatte e che ci vedrà in campo perché sia decisamente cambiata.
Tornando invece al tema lavoro, cosa manca al percorso di riforma?
Manca un’effettiva estensione degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, che guardi cioè a tutte le tipologie di lavoro. La cassa integrazione in questi anni di crisi è stato uno strumento estremamente importante per sostenere il reddito di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori e perché non saltasse quel legame con il lavoro stesso. È arrivato il tempo di mettere in campo una riforma seria che ridisegni il sistema di ammortizzatori sociali perché questo possa parlare a tutte le figure presenti nel mercato del lavoro. Per il resto, parallelamente all’esigenza di riformare la legislazione sui temi del lavoro, la Cgil sta mettendo in campo un’azione contrattuale inclusiva, che parli a tutti i lavoratori, offrendo per questa via un allargamento a tutti delle tutele e dei diritti.
Quest’anno lei si è unita alle dichiarazioni di Bonanni e Angeletti affermando che bisogna sostenere l’impresa per sostenere il lavoro. Ricordiamo anche l’intesa sulla rappresentanza oltre al protocollo per la competitività del gruppo Finmeccanica sottoscritto anche da Fiom-Cgil. Siamo all’inizio di un qualcosa di nuovo nelle nostre relazioni industriali?
Aver definito le regole delle relazioni industriali, così come fatto con l’accordo del 31 maggio scorso, è una premessa per nuove e corrette relazioni tra le parti. Abbiamo raggiunto un accordo che, sui temi della democrazia e della rappresentanza, rende il sindacato più forte, in linea con i dettami stessi della Costituzione, laddove dice che i sindacati rappresentano “unitariamente” i lavoratori. Questa è la strada da percorrere dopo anni di divisione i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Secondo lei, è necessaria una legge sulla rappresentanza come invocato da Fiat?
Dopo l’accordo sottoscritto con Confindustria stiamo lavorando con altre associazioni per estendere il più possibile l’intesa su democrazia e rappresentanza. Poi, come abbiamo sempre sostenuto, siamo dell’idea che la sintesi tra questi accordi possa diventare la base di una legge che abbia valenza erga omnes. Un passaggio che riteniamo necessario, anche e soprattutto per poter dare effettiva attuazione all’articolo 39 della nostra Costituzione sui temi della democrazia sindacale e della rappresentanza.
Dall’Europa sono arrivati 1,5 miliardi a sostegno di interventi per l’occupazione giovanile che saranno spesi secondo le linee del programma “Youth Guarantee”, investendo molto quindi sui Servizi pubblici per l’impiego. È d’accordo con il rafforzamento della loro rete?
Ancor prima che diventasse tema di discussione pubblica, la Cgil – grazie soprattutto al lavoro dei nostri giovani – aveva avanzato una sua specifica proposta che ricalcava quanto deciso dall’Unione europea in tema di “Youth Guarantee”. Lì sostenevamo il necessario rilancio della nostra rete di Servizi pubblici per l’impiego, al momento piuttosto fragile e scarsamente efficace. Sono irrilevanti infatti le cifre che investiamo in questo segmento rispetto ad altri paesi europei e tutto ciò si riflette nei numeri, visto che solo il 2,7% dei giovani trova lavoro attraverso i centri per l’impiego mentre circa il 40% lo trova grazie ad amici, parenti e conoscenti. È quindi prioritario rafforzare questa rete e, allo stesso tempo, fornire un’offerta di formazione professionale efficace e coerente con i fabbisogni del territorio e con le sue prospettive di sviluppo. Di questo, insieme alle istituzioni locali, vogliamo renderci responsabili nel coordinare e valutare ex post l’offerta formativa. Ma nel frattempo, visto il tema di competenza provinciale, siamo ancora in attesa di capire cosa ne sarà delle Province e a chi verranno riallocate queste competenze.
L’Europa chiede rigore mentre nelle vostre proposte sembra spesso emergere la richiesta di aumentare la spesa senza fare i conti con le compatibilità economiche…
Noi sosteniamo l’idea che l’Europa, e i vincoli che ci pone, non deve essere un alibi per non fare ciò che è possibile, ora e adesso. L’Europa non ci impedisce, nelle more del nostro bilancio, di rivedere alcuni capitoli e di redistribuire, in maniera equa e giusta, il peso del nostro fisco. Penso, come le dicevo, alle grandi ricchezze, penso alle rendite finanziarie, penso a tutti coloro che hanno attraversato senza alcun problema sei anni di crisi mentre centinaia di migliaia di lavoratori e pensionati hanno faticato ad arrivare a fine mese. Penso agli otre 9 milioni di cosiddetti “incapienti”, cittadini che vivono in condizioni di estrema difficoltà e che faticheranno ancora senza un deciso e netto cambiamento nelle scelte di politica economica. È anche a queste persone che pensiamo quando chiediamo cambiamenti significativi della legge di stabilità.
L’anno prossimo Cgil vivrà un importante momento congressuale per la sua storia e, riteniamo, per l’intero panorama sindacale. Da Segretario in carica, dove vorrebbe portare la Cgil?
Vogliamo che sia un congresso che parli al Paese e all’intero mondo del lavoro e non una discussione tutta rivolta all’interno del gruppo dirigente. Un appuntamento che vuole rendere protagonisti lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati, nel solco di ciò che la Cgil è sempre stata da oltre cento anni a questa parte, ovvero un grande soggetto di trasformazione e di cambiamento. In un Paese ancora invischiato in una crisi profondissima, piegato com’è su se stesso, e senza che gli sia offerta una prospettiva di cambiamento, noi vogliamo tenere aperta un’idea di futuro, che abbia al centro il mondo del lavoro. Il tutto alla luce di ciò che la Cgil è sempre stata: un grande soggetto di rappresentanza generale.
(Giuseppe Sabella)
In collaborazione con www.think-in.it