Si chiama “assistenza occulta” ed è il lato oscuro delle pensioni italiane. In un sistema contributivo nel quale ciascun lavoratore dovrebbe pagare la somma che servirà per la sua pensione, esistono però una serie di eccezioni o privilegi. Aggiornamenti, adeguamenti e allineamenti finiscono per appesantire il sistema pensionistico gravando sulle tasse di tutti i cittadini. A spiegarlo è Antonino Galloni, economista, scrittore e professore universitario. Per Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, qualora fossero accolte, le proposte di modifica alla legge Fornero “farebbero aumentare in modo consistente le uscite per il pensionamento”.
Professor Galloni, è d’accordo con il ministro?
Quanto ha affermato il ministro Giovannini è vero. Con l’introduzione del sistema contributivo, il bilancio previdenziale del nostro Paese è in equilibrio e non è assolutamente in discussione. Resta però il fatto che le pensioni sono più basse rispetto ai livelli in cui erano con il sistema precedente. L’anticipazione del passaggio complessivo al sistema contributivo determinato attraverso la legge Fornero ha comportato dei risparmi, pur con delle conseguenze sociali gravissime.
Che cosa ha in mente?
Mi riferisco in particolare agli esodati. In questo caso il “peccato originale” è consistito nel fatto che gli accordi individuali tra i lavoratori e le loro aziende non hanno tenuto conto del fatto che la regola sarebbe cambiata in corso d’opera. Come si fa per gli immobili, si deve fare anche per i rapporti di lavoro: ci deve essere una clausola che specifichi che gli accordi valgono solo a legislazione vigente. Il ministro Giovannini ha semplicemente fotografato una realtà.
Ritiene che una migliore gestione delle pensioni potrebbe rilanciare la crescita?
L’Italia ha un sistema previdenziale che è virtualmente in equilibrio, quantomeno dal punto di vista finanziario, per quanto possa essere socialmente squilibrato. A ciò si aggiunge un sistema assistenziale che è diviso in due componenti: l’assistenza palese, che riguarda gli ammortizzatori sociali, e l’assistenza occulta. Se noi sottraiamo l’assistenza occulta dalla previdenza si liberano delle risorse che possono essere gestite in modo migliore.
Che cosa si intende per assistenza occulta?
È quella parte di previdenza che non deriva dai versamenti, ma da una serie di normative che hanno aggiornato le pensioni. In questo modo ci si pone però al di fuori del sistema contributivo, dentro al vecchio sistema che mescolava assistenza e previdenza. Aggiornamenti, adeguamenti, allineamenti dovrebbero essere finanziati dalla fiscalità generale con trasparenza. In assenza di chiarezza vanno a carico dei versamenti previdenziali e contributivi dei lavoratori attivi.
Come si potranno sostenere le pensioni se si continua a non crescere?
Questo problema non esiste più, in quanto il sistema contributivo fa sì che ognuno riceva la pensione in base ai suoi versamenti. Il problema quindi non è la sostenibilità del sistema pensionistico, bensì la sostenibilità del sistema Italia in condizioni di scarsa crescita e grave disoccupazione.
In che senso?
L’introduzione dell’euro ha fatto venire meno la distinzione tra una situazione di competenza – definita in base a stanziamenti, impegni e coperture in bilancio – ed esigenze di cassa, cioè liquidità che manca per saldare dei debiti. La conseguenza è che o non si fa nulla con lo scopo di risparmiare o si emettono altri titoli che portano a un aumento della spesa per interessi.
Quale può essere la soluzione a questa situazione?
Finché noi ragioniamo in questi termini ci troviamo intrappolati in un vicolo cieco. Qualunque maggiore spesa determina la necessità di aumentare le tasse. È un gioco a ridurre il Pil, ridurre l’efficienza del sistema e dunque avere una sola variabile aperta: la velocità di raggiungimento del baratro.
(Pietro Vernizzi)