La Corte dei Conti segnala la necessità di un risanamento dei conti dell’Inps, che ha chiuso il 2012 registrando il primo disavanzo finanziario e l’aumento del deficit. Per Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro, non si tratta di un vero e proprio allarme, anche se il disavanzo va certamente colmato. Resta, però, la drammatica situazione dei giovani che avranno una pensione molto più bassa di quella dei pensionati di oggi.
Come giudica quanto espresso dalla Corte dei conti, relativamente al bilancio Inps dello scorso anno?
Gà alcuni giorni fa quanto detto dal presidente dell’Inps aveva sottolineato questa situazione. Non c’è dubbio infatti che l’aver assorbito l’Inpdap abbia messo in risalto questi squilibri ma questo succede perché lo Stato, che è datore di lavoro, ha ritardi di contribuzione. Quindi c’è questo effetto di squilibrio che però – attenzione – non è un disavanzo strutturale. È una situazione, seppur deprecabile, prodotta da una sfasatura di tempi e adempimenti.
Una situazione che secondo lei va dunque isolata senza allarmismi?
Assolutamente. Teniamo poi conto che il sistema pensionistico, dopo le riforme fatte anche con interventi drastici, ha dimostrato di non avere problemi strutturali. Può esserci qualche fondo speciale che ha problemi, ma il sistema è strutturalmente in equilibrio.
La Corte dei conti dice però che questo disavanzo va risanato senza alcun “ma”.
L’allarme è esagerato se non si precisano le ragioni. La cosa più evidente di quanto detto dalla Corte riguarda la parte pubblica, ma essa rivela non un disavanzo strutturale, ma una situazione contributiva squilibrata che va senz’altro sistemata. Abbiamo fatto riforme anche molto drastiche, ad esempio l’aumento dell’età pensionabile, proprio per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico.
Si parla anche di recessione che incide sul sistema.
La recessione ovunque fa diminuire le entrate e quindi può dare preoccupazioni in questa fase. Però purtroppo se continua – e ci auguriamo di no – l’effetto più grave in prospettiva riguarderà le nuove generazioni che senz’altro avranno pensioni più basse. Questa sì che è una preoccupazione senz’altro vera.
I pensionati attuali invece rischiano qualcosa?
No, assolutamente, non rischiano nulla.
Non c’è dunque bisogno di una nuova riforma delle pensioni?
Per carità: ne abbiamo avute troppe negli ultimi anni. Si possono fare aggiustamenti come, ad esempio, l’intervento fatto adesso sulle indicizzazioni salvo decidere qual è la soglia su cui fare interventi sulle pensioni alte, ma altre riforme assolutamente no.
Resta il disavanzo della gestione pubblica. Questo governo secondo lei ha dato segnali per risolvere la situazione?
È una problematica di carattere gestionale. È chiaro che si devono mettere in ordine i tempi della contribuzione pubblica e regolarizzare questo andamento. Ci vorrà un po’ di tempo, ma non è un qualcosa che deve preoccupare.