Sollecitati, rispondono. E affermano che, con ogni evidenza, la salvaguardia di chi è rimasto o rimarrà senza reddito da pensione o da lavoro per gli effetti della riforma Fornero, sarà, in caso di vittoria, una delle priorità di governo. Eppure, nella campagna elettorale dei principali schieramenti, la questione non sembra aver trovato diritto d’asilo. Tantomeno si è trovato spazio per tutte quelle categorie meno note e che, per semplicità, rientrano solitamente in quella degli esodati. I contributori volontari, per esempio. Francesco Flore è il coordinatore del comitato che li riunisce a ci spiega cosa si aspetta dal prossimo governo.



Anzitutto, chi sono, esattamente, i contributori volontari autorizzati?

Sono cittadini che, per i motivi più disparati, hanno perso il loro lavoro. Generalmente sono stati licenziati, o hanno visto la loro azienda chiudere. Non raggiungendo al momento dell’uscita dal lavoro i 35 anni di contributi necessari per andare in pensione con il sistema delle quote, o i 40 anni contributivi a prescindere dall’età anagrafica, sono stati costretti a versarli volontariamente all’inps, nella prospettiva di raggiungere i requisiti minimi nell’arco di pochi anni.



E invece?

Le riforma ha tagliato fuori costoro dal diritto alla pensione. Penalizzandoli più di chiunque altra categoria. Non solo l’accesso al regime previdenziale è procrastinato fino a un massimo di 8 anni, ma tutti i contributi volontari risultano versati inutilmente. E’ come se, invece che versarli nelle casse dell’Inps, fossero stati gettati nell’immondizia. Per la Fornero, infatti, sono sufficienti 20 anni di anzianità contributiva, a patto che l’età anagrafica corrisponda ad almeno 65 anni. Con l’innalzamento di tale soglia in virtù dell’aumento delle aspettative di vita, inoltre, molti dovranno aspettare i 67 anni.



Inizialmente, la riforma prevedeva delle tutele.

Nel testo iniziale era contemplata la salvaguardia per tutti i contributori volontari fino al 2018. Tuttavia, la Fornero, attraverso i decreti attuativi, ha inserito tanti e tali paletti da annullare le tutele.

Quanti si trovano in questa situazione?

Secondo i nostri calcoli, tra i 150 e i 170mila cittadini. Secondo l’Inps, tra i 110 e i 130mila.

Come giudica quanto fatto sinora?

Sono state licenziate tre disposizioni legislative attraverso cui è stata salvaguardata parte degli esodati, dei contributori volontari e dei mobilitati: tre “lotterie” vere e proprie, attraverso le quali neanche il 10% dei contributori è stato tutelato.

Cosa vi attendete dal nuovo governo?

L’abrogazione o la riscrittura radicale della legge. La riforma ha creato talmente tanti drammi, ingiustizie e iniquità che non c’è alternativa.

Questo, con ogni probabilità, non è possibile: la riforma è stata una dei punti qualificanti, rispetto all’Europa, dell’azione del governo precedente.

Ne siamo consapevoli. Come abbiamo scritto a tutti i candidati attualmente in campo, la soluzione potrebbe consistere nel riprendere in mano la proposta di legge 5103; con una serie di integrazione e modifiche volte ad estendere la deroghe in essa previste a tutti i lavoratori interessati rappresenterebbe un buon compromesso. 

 

(Paolo Nessi)