«Si segnala che per periodi di competenza 2013 non è più possibile richiedere l’anticipazione della Cig in deroga essendo scaduto il periodo di vigenza (2009-2012)»: poche famigerate righe, presenti sul sito dell’Inps, che includono il preludio a un disastro sociale. Ne sono convinti, per lo meno, i sindacati e le Regioni che hanno chiesto un incontro urgente con il governo. La situazione va sbloccata. La Fornero ha dato disposizioni all’Inps affinché le sedi regionali non versino ai lavoratori gli ammortizzatori sociali in deroga per cui non è stata fatta domanda prima del 31 dicembre 2012. Migliaia di lavoratori rischiano di restare a spasso. Molti, già da mesi, non hanno più alcuna forma di sussidio. Giuseppe Farina, segretario generale Fim-Cisl, ci spiega quali prospettive si prefigurano.



Che effetti produrrebbe il mancato pagamento?

Ci sarebbero, anche nel settore metalmeccanico, una serie di licenziamenti diffusi. Un’eventualità da scongiurare mai come prima d’ora; tanto più che rischieremmo di perdere l’ultimo treno per rilanciare il nostro sistema.

Cosa intende dire?

Siamo fiduciosi del fatto che, sul finire del 2013, la crisi possa iniziare a terminare. La Cig in deroga è, in molti casi, l’unico strumento in grado di consentire alle imprese di agganciarsi alla ripresa. Serve per gestire la fase di transizione, mantenendo altresì inalterate le capacità produttive, per poi poterle utilizzare al massimo del loro potenziale una volta che gli indicatori economici torneranno a registrare indici positivi.



Qual è l’alternativa?

La Cig in deroga salvaguarda il posto di lavoro. In caso contrario, c’è il licenziamento. E si pregiudica la capacità produttiva di un’impresa. Si tratta di un’esigenza sociale, ma anche industriale ed economica.

Sta di fatto che, per lo Stato, è un onere non indifferente.

Indubbiamente, la Cig in deroga, a differenza della altre casse che gravano, in parte, sulle imprese o sui lavoratori, viene ripartita sulla fiscalità generale. Tuttavia, l’onore finanziario per garantirla a un lavoratore è pur sempre inferiore a quello che lo Stato dovrebbe sostenere per lo stesso lavoratore che si trovasse licenziato; dovrebbe, infatti, farsene carico in qualche modo. A questo si aggiunge il fatto che la dimensione del problema è tale da delineare un vero e proprio allarme sociale, foriero di numerose conseguenze, dirette o indirette, tra cui, indubbiamente, rientrano ulteriori aggravi in termini finanziari.



Come mai il ministro ha dato disposizioni perché le Regioni non pagassero?

Immagino che ci siano difficoltà dal punto di vista della finanza pubblica. Sta di fatto che il governo Monti ha rivendicato il vanto di aver assicurato tutti i lavoratori in difficoltà con gli ammortizzatori sociali adeguati. Si è persino, più volte, impegnato ufficialmente per non lasciare nessuno senza tutele. Presumiamo, quindi, che a questo punto gli impegni saranno mantenuti. Credo e auspico che il ministro Fornero faccia tutto ciò che è necessario per rassicurare le migliaia di lavoratori che stanno vivendo giorni di drammatica incertezza.

Mal che vada, il prossimo governo ci metterà una pezza?

Può darsi. Sta di fatto che l’impegno se l’è preso quello attuale e non vedo perché non dovrebbe onorarlo.

A regime, la Cig sarà sostituita dall’Aspi. Secondo lei rappresenterà uno strumento adeguato allo scopo?

L’Aspi riduce notevolmente i tempi di tutela. Potrebbe essere impiegata in un periodo in cui l’economia è florida. In una fase di recessione, in cui l’occupazione decresce, il rischio è che allo scadere dei termini previsti, moltissimi lavoratori siano lasciati a piedi.

 

(Paolo Nessi)