Si sono visti azzerato o quasi l’importo della loro pensione per colpa di un conguaglio fiscale e allarmati hanno preso di mira le sedi dell’Inpdap. È successo a molti ex dipendenti dello Stato, insegnanti, esponenti delle forze dell’ordine in molte città italiane che hanno voluto vederci chiaro. Così come ilsussidiario.net che ha chiesto lumi all’esperto di previdenza Daniele Cirioli.



Pensioni da 2 euro. Com’è possibile?

Dalle storie raccontate dai diretti interessati, le vicende appaiono avere un denominatore comune nella causa che ha originato il poderoso taglio della pensione, ossia il “conguaglio fiscale”. Il fatto poi che le vicende si siano verificate in diversi territori d’Italia (Viterbo, Palermo, Nuoro, e via dicendo), tutte proprio con la rata di pensione di marzo conferma l’ipotesi, perché è per antonomasia il mese in cui gli enti previdenziali valorizzano sulle pensioni questi conteggi a seguito dell’emissione del Cud.



Che cosa è successo quindi?

A fine anno, gli enti di previdenza (Inps, ex Inpdap, ecc.), come normale “datore di lavoro”, devono effettuare il conguaglio fiscale su quanto erogato al pensionato durante l’anno. L’operazione avviene calcolando l’importo di tasse dovute (cioè l’Irpef) su tutta la pensione erogata nell’anno per metterlo poi a confronto con quanto l’ente ha già trattenuto al pensionato mese per mese su ogni rata di pensione. La differenza può risultare negativa, dando vita a un conguaglio a rimborso (cioè a credito del pensionato) perché significa che l’Irpef trattenuta mese per mese sulla pensione è complessivamente d’importo superiore a quanto dovuta; oppure può risultare positiva, dando vita a un conguaglio a debito del pensionato perché significa che l’Irpef trattenuta mese per mese sulla pensione è complessivamente d’importo inferiore a quanto effettivamente dovuto.



Raccontata così potrebbe sembrare una consuetudine…

E invece non lo è, perché per consuetudine il conguaglio di fine anno finisce “pari” o con piccolissime differenze a debito/credito del pensionato. Non è una consuetudine perché in quelle vicende c’è sempre dell’altro che finisce per rovinare i conti ed azzerare la pensione.

Ci può fare un esempio?

Prendo ad esempio il caso della signora Licia Leonardi, messo in evidenzia da Repubblica, dove abbiamo una pensione mensile lorda di 1.700 euro che finisce, a marzo, in un netto di 2 euro e giustamente ci si chiede: che fine ha fatto il resto (1.698 euro)? Come spiega la stessa pensionata, il resto se n’è andato tra Irpef regionale, addizionali comunali, cessione del quinto e conguaglio fiscale. Cominciamo dall’Irpef regionale e comunale: sono due imposte che si pagano da gennaio a novembre, in 11 rate; ora, se il conguaglio fiscale non viene effettuato a dicembre, ma a gennaio o a febbraio, come è successo nel caso della pensionata (Inps), le rate di gennaio e febbraio vengono applicate insieme oppure sale l’importo della ritenuta perché si riduce il periodo di rateazione (da 11 a 10 oppure a 9 rate). Poi c’è la cessione del quinto, il che non c’entra evidentemente con il conguaglio fiscale né con l’Inps, ma riguarda prestiti personali della pensionata per il quale paga mensilmente circa 280 euro. Infine, c’è il conguaglio fiscale di 977 euro: ecco qui potrebbe esserci qualcosa che non è filato dritto.

In che senso?

Nel senso che, come prima detto per consuetudine il conguaglio di fine anno finisce “pari” o con piccolissime differenze; perciò, appare veramente strano che sia risultato un importo così elevato. Molto probabilmente – faccio delle ipotesi – deve trattarsi di detrazioni fiscali non spettanti, per esempio perché in corso d’anno (o per tutto l’anno) l’Inps ha riconosciuto un figlio o una persona a carico fiscale della pensionata senza che ella ne avesse veramente diritto e ora, in sede di conguaglio fiscale, rimette a posto le cose.

 

I pensionati potevano in qualche modo essere avvisati?

Sia l’Inps che l’ex Inpdap lo fanno da sempre, a inizio anno, inviando ai pensionati il prospetto sul “rinnovo” della pensione, unitamente al Cud. Penso che il problema sia un altro: mentre prima queste informazioni venivano recapitate direttamente al domicilio dei pensionati, da quest’anno l’Inps (anche per conto dell’ex Inpdap) deve farlo telematicamente, ossia mettendo su internet le stesse informazioni dove i pensionati poi possono personalmente acquisire. Quindi, almeno in questo primo anno di introduzione della novità, è possibile che i cittadini vengano a conoscenza dei fatti a cose accadute, come hanno raccontato i pensionati che si sono ritrovati con 2 euro di pensione.

 

Quelli di Viterbo non sono i primi casi, una settimana fa è successo anche a Palermo… i pensionati si devono preparare al peggio?

Ritengo di escluderlo assolutamente. Ripeto: leggo l’accaduto come vicende molto “personali”, ossia le vedo collegate a situazioni soggettive dei pensionati, come possono essere quelle del riconoscimento di detrazioni fiscali, la presenza di altri redditi o l’incidenza di altre ritenute (come una cessione del quinto). D’altro canto, però, non sottovaluterei l’altra questione cui accennavo e che sta asfissiando qualche pensionati, specie di una certa età, ossia la disponibilità del Cud e delle informazioni sulla pensione (il famoso “cedolino”) soltanto online, su internet. Bisognava saperlo che cambiamenti così repentini, da un anno all’altro, avrebbero potuto avere conseguenze negative per i cittadini.

 

I pensionati che si sono visti “tagliare” la pensione a causa dei conguagli possono chiedere la rateizzazione ora o è troppo tardi?

Se il conguaglio c’è stato resta poco da fare. L’Inps ha informato il pensionato inviando la comunicazione e poiché non c’è stata alcuna richiesta in questo senso da parte del pensionato non si può fare nulla. Con un’unica rata l’istituto ha operato secondo la legge. Non credo sia necessario fare allarmismo, resteremo nei numeri fisiologici del fenomeno che si verifica ogni anno.

 

(Elena Pescucci)