Nella frenesia della campagna elettorale, delle elezioni, e dello scenario che si è venuto a creare all’indomani del risultato delle urne, la vicenda degli esodati è passata in secondo piano. L’emergenza di dare un governo al Paese e le difficoltà nel riuscirci hanno ridefinito la scala delle priorità. Nel frattempo, tuttavia, le preoccupazioni di chi è rimasto senza reddito da pensione o da lavoro per gli effetti delle legge Fornero non sono diminuite. Si tratta, secondo i calcoli dell’Inps, di circa 250mila persone (140mila sono già state salvaguardate da tre successivi provvedimenti dell’esecutivo Monti) che avevano ricevuto un congruo incentivo per lasciare la propria azienda anzitempo ma che, a causa del radicale innalzamento dell’età pensionabile, rischiano di restare senza di che vivere anche per 6 o 7 anni prima di poter accedere al regime previdenziale. Pare, per fortuna, che la politica non si sia scordata di loro. La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, infatti, ha dato il via libera alla costituzione di una Commissione speciale che dovrà esaminare tre atti urgenti: l’aggiornamento del Def per sbloccare i crediti che le imprese vantano nei confronti delle p.a; lo schema di Dpr sull’8 per mille; lo schema di decreto che riguarda i requisiti di accesso alla pensione per gli esodati. Abbiamo chiesto a Luigi Bobba, deputato del Pd ed ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera in attesa di ricollocamento, di fare il punto sulla situazione.



Dove eravamo rimasti?

I provvedimenti di legge che salvaguardano gli esodati aventi diritto alle tutele per l’anno in corso sono tutti in essere. Il primo ha già trovato una concreta applicazione, il secondo è stato definito, mentre il terzo riguarda l’ultima tranche, contenuta nella legge di stabilità. Ci sono stati, rispetto a quest’ultimo provvedimento, dei problemi applicativi per risolvere i quali abbiamo avuto un incontro, la corsa settimana, con il ministro Fornero e i vertici dell’Inps onde evitare che l’interpretazione delle norme fosse paradossalmente sfavorevole agli interessati.



Perché, a questo punto, istituite una commissione?

Perché le commissioni ordinarie nasceranno dopo la formazione del governo, riflettendone necessariamente la composizione. Va da sé che se Bersani riesce a formare il governo, le commissioni si possono costituire immediatamente. Se, tuttavia, dovesse fallire, i tempi di allungherebbero. Nell’incertezza, la presidente della Camera ha proposto di istituire questa commissione come, del resto, è già avvenuto in passato in casi analoghi.

Sul fronte degli esodati, di cosa si occuperà, concretamente?

 

Avrà una funzione transitoria. E non potrà innovare dal punto di vista normativo. Potrà compiere atti necessari affinché i provvedimenti del governo entrino pienamente in funzione. Definirà, quindi, i requisiti di accesso alla pensione per l’ultima tranche di salvaguardati.



 

Per tutti i rimanenti, cosa intendete fare?

Se la responsabilità di governo toccherà a noi, salvaguardare tutti i rimanenti aventi diritto sarà uno dei primi impegni, come del resto abbiamo più volte ribadito in campagna elettorale. Sarà fatta, anzitutto, una chiarificazione della platea che l’Inps aveva delineato, e che era stata oggetto di confronto e di scontro.

 

Se vengono sbloccati i crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni ci saranno, evidentemente, meno risorse per gli esodati. Come pensate di cavarvela?

Il rapporto deficit/Pil è al 2,4%. Siccome i parametri di Maastricht ci impongono di restare entro il 3%, vuol dire che abbiamo ancora un discreto margine di manovra per agire. Tanto più che il governo italiano ha chiesto di non calcolare i miliardi di euro che saranno destinati a sanare i debiti nei confronti delle aziende nel computo del rapporto. Certo, la Commissione europea ha espresso non poche problematicità in merito. Ma ci sono ancora spazi per riuscire a convincerla. 

 

(Paolo Nessi)