L’incertezza sulla nascita del nuovo governo è assoluta. Almeno, tuttavia, la politica non ha scordato alcune priorità fondamentali. Per farvi fronte, il Parlamento ha istituito a tempo record una commissione speciale che si occuperà dell’aggiornamento del Def per sbloccare i crediti vantati dalle imprese nei confronti dello Stato, del Dpr sulll’8 per mille e dello schema di decreto di salvaguardia dell’ultima trance di esodati tutelati nel corso dell’ultima legislatura. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil con delega alle Politiche fiscali e previdenziali.
Ritiene che sia stato fatto abbastanza?
Siamo a metà dell’opera. Grazie alla nostra azione, e alle mobilitazioni che nei mesi scorsi hanno trovato ascolto in Parlamento, è stato possibile tutelare circa metà delle persone interessate dalle penalizzazioni della riforma Fornero. Ora, si tratta anzitutto, di dare piena attuazione a quei decreti di salvaguardia.
L’istituzione della supercommissione dovrebbe avere proprio un tale obiettivo.
Esatto. Tuttavia, invitiamo a prestare attenzione affinché tra le pieghe delle procedure non si incorra in rallentamenti o, peggio ancora, in interpretazioni restrittive da parte del ministero e dell’Inps, come già è avvenuto in passato. Chiediamo, quindi, che anche l’applicazione dell’ultimo decreto sia attuata sulle falsariga delle scelte assunte in precedenza.
Di per sé, come valuta la decisione di istituire una supercommissione ad hoc?
Positivamente. In astratto, infatti, questo Parlamento avrebbe anche potuto aspettare la composizione delle nuove commissioni prima di agire. Ma le nuove commissioni non saranno nominate prima dell’insediamento del prossimo governo. C’era il rischio, quindi, di dover attendere ancora settimane. Così facendo, invece, i gruppi parlamentari si sono mossi in coerenza con quanto fatto a fine legislatura. Bisogna ammettere che, da parte pressoché di tutti, c’è stata grande attenzione a trovare un soluzione per rimediare agli errori del ministro Fornero.
Quale sarà il passaggio successivo?
Sarà necessario rispondere all’altra metà della platea che ancora attende soluzioni precise e concrete. Per il momento, sono stati salvaguardati quanti si trovano o rischiano di trovarsi nella condizione di esodati nell’arco dell’anno in corso. Dal 2014 in poi, tuttavia, ci saranno ancora centinaia di migliaia di cittadini che, senza ulteriori interventi, rischieranno di trovarsi senza reddito da pensione o da lavoro.
Come si dovrà procedere?
Evitando, anzitutto, di fare come il ministro del Lavoro che, nei giorni scorsi, ha cercato di rassicurare gli interessati dicendo: “Stiamo lavorando in silenzio”. Ecco, è proprio il silenzio che ci preoccupa. Il silenzio, infatti, implica evidentemente l’assenza di qualsivoglia confronto. E proprio l’assenza di confronto è stata alla base dei danni prodotti dalla nuova disciplina. Aggiungo che sarà opportuno procedere con il metodo di salvaguardia graduale sin qui assunto: trovando, di volta in volta, le risorse necessarie per chi rischia di essere esodato a breve, e impegnandosi solennemente a reperirle per quelli che lo saranno nei prossimi anni.
La supercommissione si è assunta anche l’incarico di dare attuazione allo sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni. 40 miliardi in due anni. Si tratterà di risorse in meno per gli esodati?
Non direi. Tale sblocco, anzitutto, è necessario. Oggi, infatti, ci troviamo di fronte al paradosso di aziende che non falliscono più per debiti ma per crediti. Tuttavia, si tratta di un capitolo di bilancio per i quali le risorse sono state trovate, e va considerato separatamente da quello degli esodati. Mai e poi mai, quindi, potrà essere utilizzato come alibi per non risolvere la questione.
In ogni caso, dove pensa che si troveranno le risorse necessarie?
Anzitutto, dai risparmi prodotti dalla stessa riforma delle pensioni. E’ possibile, inoltre, agire sui costi della politica che, finora, sono stati tagliati in maniera decisamente esigua. Mi riferisco non tanto e non solo agli stipendi dei parlamentari, quanto all’eliminazione di svariate voci di spesa connotate da corruzione, o al taglio di miriadi di consigli di amministrazioni di enti pubblici del tutto superflui.
(Paolo Nessi)