“Dal monitoraggio effettuato per l’individuazione – tra i titolari di assegno straordinario alla data del 4 dicembre 2011 e tra i titolari di assegno straordinario da data successiva – dei destinatari della normativa in deroga, è risultato che il contingente numerico dei soggetti appartenenti alla categoria dei Fondi di solidarietà per il sostegno del reddito, pari a 19.310 (17.710 + 1.600), che potranno usufruire, a decorrere dal 1° gennaio 2012, della normativa previgente la riforma per l’accesso la pensionamento, è da considerarsi esaurito con la decorrenza 1° aprile 2013”. È la comunicazione ufficiale apparsa nei giorni scorsi sul sito dell’Inps che ha generato qualche perplessità e non poca preoccupazione in quanti si trovano a dover combattere con leggi, provvedimenti e modalità di accesso al fondo di solidarietà. Per chiarire l’annosa questione abbiamo intervistato Claudio Nigro, membro del Comitato degli esodati bancari.
Come si deve interpretare la comunicazione dell’Inps?
Ai 1600 posti previsti dalla spending review, la legge 135/2012, accederanno solo coloro che entreranno nei fondi di settore al 1° aprile 2013. C’è un lasso di tempo tra la cessazione del lavoro e l’entrata nei fondi di settore. Il punto è che il primo aprile è Pasquetta: nella migliore delle ipotesi le persone cesseranno la propria attività il 29 marzo e penso che il 1°aprile difficilmente potranno accedere ai fondi di settore. Sono molte le persone che mi stanno tempestando di telefonate per sapere se saranno salvaguardate o meno. La domanda che mi pongo è questa: ma coloro che cessano l’attività il 29 o 31 marzo entreranno nei fondi di settore il 1° aprile o il 2? La dizione “con la decorrenza 1° aprile 2013” non è chiara.
Secondo lei, come doveva essere chiarito questo punto?
Bastava chiarire tutto facendo scattare la salvaguardia al momento della cessazione dell’attività e non al momento dell’accesso ai fondi di settore, visto che l’accesso al fondo è una prerogativa che può fissare solo l’Inps e di cui non si conoscono i tempi. Le persone si domandano “se io firmo, o magari ho già preso accordi, con la cessazione del lavoro per esempio al 29 marzo che succede?”. Stando così le cose, non sanno se saranno salvaguardate o meno.
Quante persone sono coinvolte?
Non riusciamo a quantificarle, stiamo facendo un po’ di passaparola per capire quante sono. Finora ci hanno contattato direttamente, tra ieri e oggi, una decina di persone. Sappiamo solo che fino al 31 dicembre 2012 sono andati 1450 che non hanno avuto problemi.
Quali altre anomalie ci sono?
Il diritto di accedere all’esodo era quello che avevano prima della Riforma Fornero, con la salvaguardia mantengono il diritto di accedere al fondo, l’anomalia sta nel fatto che se l’Inps dice: “Sono salvaguardati, mantenendo il diritto alla legge precedente sulle pensioni” solo quelli che entrano nel fondo di settore entro il 1° aprile, gli altri che fanno?
Detto in altre parole?
Le persone che escono dopo il 1° aprile o che accedono ai fondi di settore dopo quella data dovranno andare in pensione con la nuova Legge Fornero che prevede i 67 anni di età, non più i 61 anni come era in precedenza. Queste persone accedono e il fondo li accompagna fino alla vecchia scadenza, per esempio i 40 anni di attività. In questo caso, invece, non essendo salvaguardati prenderanno la pensione con 43 anni di lavoro ma i tre anni di lavoro non li possono fare perché non c’è nessuno che può pagargli i contributi ed ecco che dovranno andare in pensione con il requisito dell’età.
Immagino che voi, come comitato esodati bancari, vi siate già mossi per avere delle delucidazioni dall’Inps. Cosa vi è stato detto dall’ente previdenziale?
Grazie alle nostre pressioni, sembra che lunedì sia stato organizzato un incontro tra Inps e i sindacati per discutere di questo aspetto.
Cosa pensa dovrebbe fare il prossimo Governo per sistemare la situazione riguardante gli esodati?
Mantenere la condizione precendete alla legge Fornero: la modifica retroattiva non è possibile. La posizione del centrosinistra è chiara, e secondo me giusta, ognuno va in pensione secondo gli accordi che erano stati firmati al momento della sua cessazione di lavoro. Il problema esodati non doveva esserci dall’inizio.
(Elena Pescucci)