La Bce lancia un nuovo allarme disoccupazione. “La crisi economica e finanziaria – afferma l’Eurotower nel suo bollettino mensile – continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro. Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti. Secondo varie stime, sia il tasso di disoccupazione strutturale sia l’unemployment gap sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013″. Secondo la Banca centrale è quindi “fondamentale che i governi dell’area dell’euro intensifichino l’attuazione delle riforme strutturali a livello nazionale e rafforzino la governance dell’area dell’euro, ivi compresa la realizzazione dell’unione bancaria”. Gli Stati membri, inoltre, “dovrebbero moltiplicare gli sforzi per ridurre i disavanzi pubblici e proseguire le riforme strutturali; in tal modo la sostenibilità dei conti e la crescita economica si rafforzeranno reciprocamente”. In questo senso, si legge ancora nel rapporto Bce, le strategie di bilancio “devono essere integrate da riforme strutturali favorevoli alla crescita che siano ambiziose e di ampio respiro e interessino i mercati dei beni e servizi, compresi i servizi su rete, i mercati del lavoro e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Per promuovere l’occupazione, il processo di formazione dei salari dovrebbe divenire più flessibile e meglio allineato alla produttività”. Come se non bastasse, la Banca centrale europea annuncia anche che l’inizio della ripresa economica nell’area euro rischia di slittare: “La debolezza dell’attività si è protratta fino alla parte iniziale del 2013 e per la seconda metà dell’anno si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischi al ribasso”. “Tali prospettive – fa sapere la Bce – restano soggette a rischi al ribasso, che includono la possibilità di una domanda interna ancor più debole delle attese, nonché una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali nell’area. Questi fattori potrebbero ripercuotersi sul miglioramento del clima di fiducia e quindi ritardare la ripresa economica”.