Dopo aver registrato una perdita netta di 89 milioni di euro nel secondo trimestre, più del doppio dei 41 milioni stimati dal consensus degli undici analisti contattati da DowJones, il colosso dell’acciaio ThyssenKrupp ha annunciato che “il numero complessivo degli impiegati del gruppo in funzioni amministrative sarà ridotto complessivamente nel mondo di 3.000 unità rispetto all’attuale livello di circa 15.000 unità”. Nello stesso comunicato il gruppo tedesco ha messo in guardia contro “la persistente debolezza del mercato europeo” il cui peso si fa sentire con forza sui conti dell’azienda, in particolare a causa del mantenimento dei prezzi a livelli bassi. Anche per questo, dunque, ThyssenKrupp ha avviato la pesante ristrutturazione che prevede la riduzione del 20% degli organici. Solamente una settimana fa, invece, la società Berco (sempre parte del gruppo ThyssenKrupp) ha formalmente avviato la procedura per il licenziamento di 611 dipendenti degli stabilimenti italiani. Dopo aver registrato “con sorpresa l’ennesimo strappo alle regole di corrette relazioni istituzionali e sindacali compiuto dalla direzione Berco”,  il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha attivato “la richiesta d’incontro con i vertici di ThyssenKrupp per un chiarimento che avverrà in tempi rapidissimi. Quella sarà certamente l’occasione per ribadire quanto le istituzioni hanno già detto chiaramente ai vertici della Berco. Ovvero: che la disponibilità al confronto è massima, ma i problemi occupazionali vanno affrontati con gli ammortizzatori sociali conservativi (quindi senza la chiusura di alcun impianto) e che il piano di ristrutturazione deve essere condiviso, anche dall’acquirente”.



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