Dopo che la Corte costituzionale ha bocciato l’ipotesi di chiedere un contributo di solidarietà sugli stipendi pubblici superiori ai 90mila euro, e anche sulle pensioni di pari importo non provenienti necessariamente dal settore pubblico, la politica ha deciso di non lasciare nulla di intentato per tornare sulla questione. In Parlamento si sta creando un fronte trasversale che chiede di riprendere in considerazione la possibilità di incidere sulle pensioni d’oro. Il sottosegretario al Welfare, Carlo Dell’Arringa, ha fatto sapere che sussiste la volontà di cercare di capire come agire e che, questa volta, sarà opportuno impedire il veto della Consulta evitando di penalizzare una sola categorie, considerando come tale anche i pensionati.



«Aspettiamo che il Governo faccia proposte, vediamo se ne avrà il coraggio: certo è che la sentenza della Consulta grida vendetta», ha dichiarato,in ogni caso, il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. Resta il fatto che l’ipotesi di tornare a incidere sulle pensioni alte, su quelle eccedenti i 90mila euro, benché non risolutiva per i conti dello Stato, configurerebbe pur sempre un importo piuttosto significativo. Secondo i dati del Fisco, infatti, nel 2011 hanno raggiunto o superato la cifra 555.294 italiani, pari all’1,35% dei contribuenti. Il 57,9% di questi è lavoratore dipendente, il 28,3% è pensionati, il 13,8% è un lavoratore autonomo.

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