Lo Stato ridà i soldi ai ricchi. O, per lo meno, così sarà interpretata la decisione cui è stata obbligata l’Inps da una sentenza della Corte costituzionale. Andiamo con ordine: il governo aveva stabilito che dal primo agosto 2011 al 31 dicembre 2014 chi aveva un reddito pensionistico superiore ai 90mila euro dovesse versare un contribuito di solidarietà pari al 5 per cento la parte eccedente tale importo, e fino ai 150mila euro, e del 10% per la parte eccedente i 150mila euro fino ai 200mila. Infine, aveva previsto un contribuito del 15% per la parte eccedente quest’ultima cifra. Tuttavia la sentenza 116/2013 ha stabilito che la norma è contraria al principio dell’eguaglianza e della tassazione in base alla capacità reddituale. Ovvero: perché i pensionati sì e i redditi da lavoro no? «L’Inps ha interrotto l’applicazione della trattenuta del citato contributo di perequazione e provvede alla restituzione dell’importo trattenuto nell’anno 2013», ha fatto sapere l’istituto stesso. Complessivamente dovrà restituire circa 40 milioni di euro. «E’ davvero impressionante la solerzia con cui in questo Paese ci si affretta a restituire soldi ai ricchi mentre si dice sempre che mancano le risorse per aiutare le persone più in difficoltà», ha dichiarato lo Spi-Cgil.



Leggi anche

Pensione a 64 anni/ Come uscire prima con i fondi integrativi (9 gennaio 2025)Naspi per dimissioni volontarie 2025/ Nuove restrizioni, cosa cambia? (9 gennaio)