La riforma delle pensioni inizia a sortire i suoi effetti. Nel primo anno, nel 2012, sono stati 228 mila gli assegni erogati nel settore privato, contro i 245mila dell’anno precedente, mentre nei primi sei mesi del 2013 96mila contro le 99mila del precedente semestre. Nel settore pubblico, rispetto alla media di 100mila pensioni annue, ne sono state liquidate nel 2012 87mila, mentre nei primi sei mesi del 2013 c’è stato un calo del 43,6%. Il calo nel primi sei mesi del 2013 è stato del 38%. Nel pubblico, inoltre, è scattato da subito l’innalzamento dell’età di vecchiaia femminile a 66 anni, mentre nel privato scatterà nel 2018. Nei primi sei mesi del 2013, inoltre, i lavoratori dipendenti privati sono andati mediamente in pensione a 66 anni e tre mesi, le donne a 62 anni e un mese. La media è di 63 anni e sette mesi se si considerano anche i lavoratori e le lavoratrici autonomi. Nel 2012, l’età media viaggiava a quota 61 anni e sei mesi per i dipendenti privati, 61 per i pubblici. Se il trend si manterrà invariato, secondo Antonio Mastrapasqua, che presiede l’Inps, l’istituto previdenziale risparmierà in un decennio, dal 2012 al 2021, ottanta miliardi di euro. L’ammontare già adesso è comprensivo del calcolo relativo alle risorse da destinare alla salvaguardia degli esodati.



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