Ancora una volta, l’articolo 18 riesce a rappresentare il pomo della discordia. Modificato dalla legge Fornero e reso, a detta degli operatori giuridici del settore, ancora più farraginoso, di difficile interpretazione, e vincolante per gli imprenditori, avrebbe potuto subire una drastica retromarcia. Il Movimento 5 Stelle, infatti, ha presentato una modifica al decreto lavoro che ripristinasse le garanzie previste dalla normativa sul licenziamento per giusta causa o giustificato motivo precedente alla riforma della Fornero. L’emendamento portava la firma di Sara Paglini, segretario della Commissione lavoro, ma è stato bocciato da Pdl, Pdl, Scelta civica e Lega. «La demagogia del Partito Democratico tradisce di nuovo i lavoratori italiani», ha dichiarato la senatrice, denunciando l’incoerenza del partito di Epifani che, dopo aver parlato di articolo 18 per mesi e raccolto firme «oggi in aula non hanno avuto il coraggio di sostenere l’emendamento. In democrazia contano i fatti, non le parole e le promesse». Un’altra proposta dell’M5S bocciata da tutti è stata quella che prevedeva assunzioni anche per i «laureati disoccupati da più di tre mesi». Per la senatrice Elisa Bulgarelli, ora il decreto «favorisce in maniera incomprensibile solo quelle persone in cerca di occupazione che siano prive di un titolo di studio superiore».