Il decreto Lavoro ha avuto l’approvazione da parte del Senato. Ora la palla passa alla Camera. A Palazzo Madama il provvedimento è stato sostenuto da 203 voti favorevoli. 35 sono stati quelli contrari, 32 gli astenuti. Tra le principali misure previste, vi è quella introdotta da un emendamento del Pd votato all’unanimità che sblocca 20-25 miliardi di euro da destinare ai pagamenti dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione. L’operazione viene resa possibile grazia ad un fondo di garanzia allocato presso la Cassa depositi e prestiti, a partire dal 1 gennaio 2014. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha espresso «soddisfazione per il lavoro svolto con impegno dalle commissioni in Senato che ha garantito tempi brevi di esame, selezione e approvazione degli emendamenti». In Aula non sono mancati momenti di tensione. Gli emendamenti avanzati dai senatori del Movimento 5 Stelle sono stati bocciati in massa e loro hanno fatto ostruzionismo continuando a chiedere di intervenire. Pressoché scontato il no di Sel, che ha fatto sapere di aver votato contro, anzitutto, perché la norma rappresenta un “minestrone” di provvedimenti e perché mina il potere del sindacato. Da parte di Scelta civica, invece, c’è stato un ok con riserva: «il provvedimento non contiene affatto quelle misure strutturali in grado di rilanciare davvero il tema dell’occupazione e, in particolare, di quella giovanile».



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