Nel dicembre dello scorso anno l’allora ministro Barca presentò un corposo documento finalizzato ad aprire una riflessione, con tutti gli stakeholder interessati, per condividere metodi ed obiettivi per una gestione efficace dei Fondi comunitari 2014-2020. L’utilizzo fallimentare delle risorse dell’ultima programmazione (quella 2007-2013) era, infatti, già allora, sotto gli occhi di tutti. In particolare, emergeva l’incapacità delle diverse amministrazioni coinvolte di impegnare quanto messo a disposizione dall’Europa.



Il ministero proponeva, quindi, per il futuro sette innovazioni per la declinazione di un metodo di “valutazione pubblica aperta”, tre opzioni strategiche su Mezzogiorno, città e aree interne, oltre a proposte metodologiche per ognuna delle undici aree tematiche individuate a livello comunitario. Tra le varie questioni poste si sottolineava la necessità di dotarsi di un forte presidio nazionale del sistema e di rafforzare il ruolo del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica trasformandone l’organizzazione in modo più consono all’esercizio delle funzioni di coordinamento ed affiancamento dei programmi della politica di coesione. Si prefigurava, sostanzialmente, una sua trasformazione in un’agenzia nazionale dedicata. In questo percorso si inserisce così la decisione dell’ultimo Consiglio dei ministri, nel quadro del decreto legge sulla pubblica amministrazione, di istituire un’Agenzia per la Coesione territoriale.



Il nuovo soggetto sarà quindi chiamato a realizzare un monitoraggio sistematico e continuo dei programmi operativi e degli interventi della politica di coesione nonché sostenere ed assistere le amministrazioni che gestiranno i diversi programmi europei e nazionali. In particolare si prevedono iniziative formative dedicate al personale delle amministrazioni interessate ed interventi specifici per facilitare “l’accelerazione e la realizzazione dei programmi”. L’Agenzia potrà, addirittura, in alcuni casi ben definiti, svolgere anche compiti diretti di autorità di gestione per progetti sperimentali ed assumere, nell’ipotesi di gravi inadempienze e ritardi, veri e propri poteri sostitutivi.



Nell’idea del governo questa nuova struttura sarà un tassello importante per agevolare la capacità del nostro sistema istituzionale di funzionare in modo integrato. Questa capacità del Paese di fare squadra ha, nello specifico, un’urgenza ed una sfida storica con cui confrontarsi: il rilancio dell’economia e quindi dell’occupazione, specialmente giovanile, dopo gli anni difficili di questa crisi globale che ancora non sembra finire. In questo prospettiva sarà quindi necessario sfruttare al massimo le potenzialità che le strategie e le risorse comunitarie forniscono al nostro paese a partire dagli ambizioni obiettivi della “youth guarantee scheme” e di Europa 2020. Solo scommettendo su più Europa, infatti, l’Italia sarà in grado di vincere la partita dello sviluppo e del rilancio economico.

 

In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com