Chiusa la lunga vertenza che ha visti contrapposti Fiat e Fiom? Sì, anzi no. L’azienda di Torino ha dato l’ok alla nomina di suoi rappresentanti sindacali aziendali, come peraltro aveva ordinato la sentenza della Corte costituzionale dello scorso luglio. Però a certe condizioni. Quali? Di fatto una: un intervento legislativo sulla rappresentanza in fabbrica, fare cioè norme precise sulle relazioni sindacali. Il Lingotto in una nota dice infatti che tale richiesta è suggerita proprio dalla sentenza della Corte costituzionale sull’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori. Si tratta, si legge ancora nel comunicato, di una “condicio sine qua non” affinché continui l’impegno industriale della Fiat in Italia. Come si vede condizioni precise e molto dure: in ballo la presenza stessa di Fiat nel nostro paese. Tornando alla sentenza stessa la Corte aveva reso noto che consentire la presenza di rappresentanti dei soli sindacati che hanno firmato il contratto è lesivo dei “valori del pluralismo e libertà di azione della organizzazione sindacale”. Oggi Fiat dunque fa sapere che accettando la sentenza risponde in modo definitivo a ogni possibile ulteriore polemica.