Negli ultimi giorni vi sono state diverse affermazioni del Presidente Letta, del Ministro Giovannini e, soprattutto, del Ministro Carrozza, che hanno evidenziato la necessità di alimentare con energie e risorse nuove il rapporto imprescindibile esistente tra istruzione, formazione e lavoro. Un tema sulla cui strategicità sono intervenuto più volte, che rappresenta la vera pre-condizione per rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese e la scelta che tutti i paesi Ocse hanno ormai avviato con successo, così come gli stessi paesi di nuova industrializzazione.



Se osserviamo però i dati sull’andamento del sistema economico e dell’occupazione in Italia nell’ultimo anno di crisi, scopriamo che corriamo un pericolo maggiore degli altri paesi, poiché il fenomeno del jobless growth (crescita senza occupazione) sembra mordere di più da noi. In tale scenario, fortemente differenziato a livello nazionale, il ribaltamento di questa prospettiva non può rappresentare solo un argomento su cui formulare “buoni propositi”, ma deve diventare un obiettivo irrinunciabile, poiché le dinamiche del mercato in Italia sono ormai fuori controllo.



Tale affermazione è surrogata dai dati in crescita di cinque fenomeni preoccupanti: la disoccupazione generale è giunta ormai oltre la soglia critica dei 3 milioni di persone; vi è un elevato tasso di disoccupazione giovanile, circa il 40%, che in alcune zone svantaggiate arriva oltre il 55%; l’indice di inattività è al 38%, ancora peggiore il dato del Sud; la dispersione scolastica è al 19,7%, mentre la Strategia “Europa 2020” vorrebbe ricondurlo al 10%; ci sono 2,2 milioni di giovani Neet, che non studiano e non lavorano.

Di fronte a questa situazione di “malessere” potenzialmente esplosiva, è necessario che il Governo nel suo insieme e in particolare i Ministri dell’Istruzione, del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo economico, così come gli Assessori regionali competenti, intraprendano un percorso che permetta di sperimentare politiche integrate “attivanti”, che puntino a coinvolgere responsabilmente gli attori del sistema economico e sociale, le istituzioni educative e formative e gli stessi giovani e le famiglie, al fine di perseguire i seguenti obiettivi:



A) “riposizionamento strategico” della politica industriale, poiché per competere sul mercato globale il nostro Paese dovrebbe orientarsi verso un segmento medio-alto e basare l’attività produttiva su ricerca, innovazione e qualità del prodotto, esaltazione del “made in Italy”;

B) maggiore dialogo tra scuole e università, mediante la valorizzazione del principio dell’autonomia responsabile, finalizzata all’elaborazione di un’offerta formativa più mirata;

C) una politica di orientamento allo studio e al lavoro che permetta un coinvolgimento consapevole e responsabile degli studenti e delle famiglie;

D) obbligo di praticare stage e tirocini lavorativi nell’ambito di tutti i percorsi scolastici e universitari e ruolo più attivo delle università nell’attività di matching tra domanda e offerta di lavoro;

E) sviluppo delle potenzialità del nuovo apprendistato, rendendolo più “dialogante” con la domanda delle imprese;

F) maggiore diffusione delle esperienze di trasferimento tecnologico tra università e imprese, sostegno a progetti di start up e promozione di imprese innovative create da giovani;

G) rielaborazione dell’attività dei fondi interprofessionali per la formazione continua, in una logica progettuale, indirizzata a rielaborare obiettivi, metodologie, sistemi di valutazione dei processi d’insegnamento/apprendimento, dei risultati conseguiti, del grado di effettiva trasferibilità delle competenze acquisite.

In definitiva, questo scenario rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità non indifferente per il rilancio della concertazione di politiche attive del lavoro e della formazione ai diversi livelli, che dovrebbe essere basata su una chiara visione strategica del Governo e da più serie ed efficaci politiche formative regionali e territoriali, così come sull’apporto significativo delle parti sociali, ma soprattutto sul contributo innovativo e originale del sistema d’istruzione e di quello della formazione professionale e dei fondi interprofessionali per la formazione permanente.