«Le proposte di Renzi sul lavoro sono soltanto delle boutade da chiacchierino toscano. Sono anni che si cerca di trovare una risposta a questi problemi, e adesso il segretario del Pd ci promette che li risolverà in cinque secondi. Mi dispiace, ma alla mia età non credo più negli uomini della Provvidenza». Franco Carinci, Professore di Diritto del lavoro all’Università di Bologna ed ex vicepresidente della International Society for Labour and Social Security Law, commenta così le proposte sulla riforma del lavoro del segretario del Pd. Idee che hanno subito ottenuto il plauso del commissario Ue per il Lavoro, Laszlo Andor, secondo cui si tratta di “un nuovo programma” che sembra “andare nella direzione auspicata dall’Ue in questi anni”.



Qual è il valore di questa promozione del Jobs Act che viene da Bruxelles?

Mi domando come faccia Laszlo Andor a promuovere il Jobs Act nel momento in cui non è ancora stato pubblicato. Su che basi parla il commissario europeo? Tutto ciò che sappiamo è quanto Renzi ha anticipato sul suo sito, ma faremmo torto al segretario del Pd a giudicare il Jobs Act sulla base di questo riassunto. Andor mette il timbro Ue sul Jobs Act in maniera estremamente sommaria e neanche ufficiale, e ciò rappresenta l’ennesimo segno di una burocrazia europea assurda che poco fa e molto parla. Il commissario Ue esprime i suoi giudizi sulla base dell’unica idea che tutto dipenda dall’introdurre dosi massicce di flessibilità nel lavoro. L’Ue ha fatto della flexicurity un mito che si è dimostrato fallimentare ovunque a cominciare dalla Spagna.



Proviamo a entrare nel merito di quanto ha scritto Renzi sul suo sito. Quali di queste proposte la convincono?

L’abbassamento dei costi dell’energia e la riduzione del 10% dell’Irap per le aziende sono certamente dei fatti positivi, e del resto l’intera prima parte del discorso di Renzi è totalmente condivisibile. Per potere rilanciare l’economia bisogna restituire soldi ai contribuenti. Il vero problema sono i consumi interni, e quindi va sostenuto il potere d’acquisto dei consumatori per consentire loro di comperare beni e servizi. Il problema è quindi il solito, e cioè quali spese tagliare per potere ridurre il carico fiscale. La mia posizione sulle proposte di Renzi è invece diversa nei confronti delle misure che riguardano più specificamente il lavoro.



Vediamole una a una. Renzi ha promesso di ridurre le 40 forme contrattuali a una sola. Lei che cosa ne pensa?

Innanzitutto quella sulle 40 forme contrattuali è una bufala: in Italia il loro numero è di gran lunga inferiore. La riduzione delle forme contrattuali era un obiettivo perseguito anche dalla Fornero, che sarebbe ulteriormente coltivato nel cosiddetto Jobs Act. L’introduzione di un contratto a tempo indeterminato con copertura economica a scalare comporta che le tutele non scattino fin dall’inizio bensì con una progressione d’anzianità.

È un’idea che può funzionare?

Questa idea era già stata proposta ai tempi del ministro Fornero e probabilmente aveva un senso prima della riforma dell’articolo 18. La legge Fornero ha però notevolmente ridimensionato la tutela del reintegro rispetto a quella dell’indennizzo, con particolare riferimento al licenziamento individuale per motivi economici. Non riesco quindi a capire dove stia la novità del contratto unico di Renzi e quale sarebbe il vantaggio che introduce per gli imprenditori.

 

Come valuta invece la proposta dell’assegno universale per chi perde il posto di lavoro?

In questo caso non si capisce se si tratti di un salario di cittadinanza o di disoccupazione generalizzato. È un’ottima idea, ma che è sempre stata scartata per l’onere finanziario che comporta. Significherebbe inoltre sostituire la cassa integrazione, una strada che si è già tentato di intraprendere in quanto la Cigs è nella realtà la copertura di una disoccupazione effettiva. Il problema è però che i sindacati sono molto affezionati alla Cassa integrazione, in quanto seppure spesso in via solo teorica consente ai lavoratori di mantenere il posto.

 

Renzi ha promesso che in otto mesi farà un nuovo Testo unico sul lavoro. Ce la farà davvero?

Questa a me pare una boutade da chiacchierino toscano. È un’idea che è stata probabilmente ispirata da Pietro Ichino, in quanto il consigliere economico di Renzi, Filippo Taddei, non ha fatto altro che tirare fuori dalla naftalina le idee di qualcun altro. Si tratta al 100% di proposte vecchie già sperimentate in altri paesi. Anticiparle in modo così semplicistico come fa Renzi non è il modo migliore per contribuire a un dibattito che si sta trascinando da molto tempo, anche perché ciò di cui abbiamo bisogno non è di continue riforme delle regole.

 

(Pietro Vernizzi)

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