E’ organizzata secondo cinque linee guida la proposta del Nuovo Centrodestra per il lavoro, contenute anche nel connesso disegno di legge. Ecco i diversi punti nel dettaglio: 1) liberare il lavoro per liberare i lavori (meno regole) 2) detassare il lavoro produttivo per aumentare i salari (meno tasse) 3) partecipare per guadagnare 4) premiare chi occupa per aiutare chi non lavora 5) prevedere per provvedere ai disoccupati con assicurazione obbligatoria e competenze. Il documento di Ncd si divide poi in diversi paragrafi in cui vengono esposti i bisogni dell’impresa, quelli dei lavoratori e la posizione del partito sulla libertà sindacale e un’eventuale legge sulla rappresentanza. Secondo il Nuovo Centrodestra, i bisogni dell’impresa hanno “accentuazioni diverse sulla base della dimensione, della appartenenza al primario, al secondario, al terziario o al quaternario, della merceologia specifica, dell’intensità di lavoro in rapporto al capitale, dell’orientamento al mercato interno o internazionale”. E sono ovunque condizionati “dall’incertezza del futuro, dall’impossibilità di predeterminare rigidamente gli andamenti di mercato e quindi i costi fissi in base ai quali competere, di definire schematicamente le mansioni, di adattare gli orari ai tempi e alle quantità degli ordini”. Il lavoratore, invece, ha bisogno di formazione e competenze “che lo rendano sempre occupabile, di un sussidio che lo sostenga nella fase di attesa di una occupazione, di servizi (pubblici o privati poco importa, ma efficienti sì) che gli facciano incontrare opportunità di lavoro”. Se giovane alla ricerca del primo impiego “ha bisogno di integrare saperi teorici e conoscenze pratiche, soprattutto quando ha abbandonato precocemente il percorso educativo o ha conseguito titoli di studio non spendibili immediatamente nel mercato del lavoro”. Infine Ncd si dice contrario alla legge sulla rappresentanza: “Tradurre in legge queste intese significherebbe incoraggiare il contenzioso, anche di minoranze esigue, e aggiungere l’incertezza della giurisprudenza anche alla libera autonomia negoziale”. Alle organizzazioni sociali deve essere chiesta “una trasparente contabilità per le attività finanziate dallo Stato come i CAF e i Patronati, rigorosamente separate dalle libere ed autofinanziate attività di tutela e rappresentanza degli iscritti”.