Pensioni d’oro, il governo ci riprova. Dopo i tentativi andati a vuoto dei governi Berlusconi e Monti, entrambi bocciati dalla Corte Costituzionale, tocca ora al Commissario straordinario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli, che di recente ha annunciato possibili ritocchi agli assegni medio-alti calcolati con il sistema retributivo e altri interventi su reversibilità e cumulo tra trattamenti previdenziali e redditi da lavoro. Una bozza con le prime indicazioni su come si intende procedere potrebbe essere pronta addirittura entro fine febbraio. Non è tutto. Sul tavolo c’è sempre la proposta del ministro al Lavoro Giovannini che vorrebbe concedere un anticipo sulla pensione ai lavoratori vicini alla quiescenza che però hanno perso prematuramente il posto. Per l’effettiva percorribilità di una simile ipotesi resta tuttavia da verificare la copertura dei costi. Intanto prende sempre più piede l’idea che al sistema previdenziale è necessario apportare alcune modifiche, senza ovviamente stravolgere l’impianto della legge Fornero. Per il segretario generale Ugl, Giovanni Centrella, «è giusto tagliare quelle pensioni dove si è versato poco e si prende molto». Però bisogna stare attenti a non fare discriminazioni: «Dove ci sono pensioni d’oro con un contributivo alto, andare a tagliare è un errore».



Le pensioni potrebbero entrare nella spending review del commissario Cottarelli. Cosa ne pensa di questa ipotesi?

Penso che la spending review debba toccare tutto, ma non le pensioni. Se continuiamo a fare spending review su quello che è il sostentamento dei cittadini, vuol dire che non abbiamo capito nulla.

Si parla di un taglio alle pensioni d’oro, di quelle calcolate con il sistema retributivo e altre cose di questo genere; non sarebbe d’accordo neanche in questo caso?



Bisogna intendersi su una cosa: se io ho versato un bel po’ di soldini nella mia carriera lavorativa e mi sono meritato una pensione di quel valore, perché me la vogliono togliere? Il problema è un altro.

Quale?

Mettere in piedi un sistema che non dia origine a pensioni d’oro. Oppure, un sistema che non ammetta pensioni d’oro per chi ha versato poco. In questo caso è giusto tagliare quelle pensioni dove si è versato poco e si prende molto. Bisogna stare attenti su questo argomento.

A cosa dobbiamo stare attenti?

Al fatto che ci sono persone, poche, che i contributi li hanno versati e non mi sembra logico toglierglieli adesso. Per le pensioni calcolate con il sistema retributivo sono invece pienamente d’accordo. Dico solo che, per non fare discriminazioni, dove ci sono pensioni d’oro con un contributivo alto andarle a tagliare è un errore. Laddove c’è invece un retributivo alto a fronte di pochi contributi versati, allora è giusto tagliare.



 

Passiamo a un altro argomento. Sta trovando consensi l’idea che la riforma Fornero abbisogna di qualche correttivo: secondo lei, come va emendata quella riforma?

Se parliamo di una riforma delle pensioni che va giustamente a tagliare le pensioni d’oro che non ci dovrebbero essere, va bene. Se invece parliamo di un’ennesima riforma che taglia tutte le pensioni, comprese quelle più basse, allora non va bene.

 

Facciamo un passo indietro: come si può intervenire sulle pensioni d’oro che premiano chi ha versato poco?

Si possono prendere quelle pensioni, fare una riproporzione di tutto e ricalcolare gli importi.

 

In questo modo non si incorrerebbe nei rilievi della Corte Costituzionale che già due volte ha respinto tentativi di prelievo sugli assegni medio alti?

Dobbiamo capire che questo Paese deve cambiare. E deve cambiare anche la Corte Costituzionale. Non vedo cosa c’entri la Costituzione con il fatto che ho versato zero o pochi contributi però, avendo una retribuzione altissima, mi spetta una pensione altissima.

 

La Corte Costituzionale non dovrebbe rendere uguali tutti i cittadini?

Non vedo perché io devo andare in pensione con il contributivo e un altro con il retributivo.

 

Cosa ne pensa invece dell’idea del ministro Giovannini di dare un anticipo sulla pensione a chi è vicino all’uscita ma non ha maturato i requisiti necessari, dando una sorta di prestito che poi, chi ne beneficia restituirà a rate una volta andato definitivamente in quiescenza?

Potrebbe essere un’idea. Però dovrebbe essere volontaria, non scattare automaticamente. Se è il lavoratore a decidere a che età andare in pensione, va bene. Se mi ci costringono, allora no. Si potrebbe invece fare una cosa diversa.

 

Che cosa?

Si potrebbero mandare in pensione i lavoratori da 60 anni in sù e quanto prima si va, rispetto a quel termine, tanto più si viene penalizzati.

 

Che calcoli ha fatto?

Facciamo il caso che le donne vadano in pensione a 60 anni e gli uomini a 62. Però l’età pensionabile per la donna resta 65 e per gli uomini 68. Se io vado in pensione prima, mettiamo a 60 anni, prendo una pensione inferiore fino a che non arrivo a 65, nel caso delle donne o a 68, nel caso degli uomini.

 

Sarebbe più logico, no?

A quel punto se io volontariamente decido di andare in pensione prima so che non prenderò il 100% della pensione fino a che avrò raggiunto il mio tetto.

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