Riprendono oggi le negoziazioni tra Fiat-Chrysler e i sindacati Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl e Associazione quadri circa il rinnovo del contratto collettivo di gruppo, che al momento procede senza la Fiom-Cgil in quanto parte non firmataria dell’accordo precedente. IlSussidiario ha raggiunto Ferdinando Uliano, Segretario nazionale Fim-Cisl, per avere un feedback da un protagonista diretto del confronto con l’azienda circa lo stato dell’arte, sia per quanto riguarda la discussione del contratto, sia per quanto riguarda un’attenta valutazione circa il futuro degli stabilimenti italiani.
Di recente, Marchionne ha ribadito più volte, con qualche riserva, l’intenzione di investire in particolare sul marchio Alfa Romeo, e di rilanciare così la produzione in Italia, dove il mercato dell’auto è piuttosto bloccato, nonostante il Lingotto ne controlli il 27%. L’operazione di rilancio della produzione è molto complessa, se si considera che a Melfi 5.500 tute blu lavorano metà tempo, a Mirafiori sono 4.300 a lavorare tre giorni al mese, a Cassino 3.860 sono impiegati 6/7 giorni su 30, e a Pomigliano 1.200 sono in cassa integrazione a rotazione. Al momento Grugliasco è lo stabilimento più a regime, ma il rilancio della produzione dovrebbe certamente migliorare la situazione. “Mercato permettendo” – per usare un’espressione cara a Marchionne – gli stabilimenti potrebbero saturare la loro occupazione, anche perché il piano industriale prevede che i nuovi modelli per il mercato globale siano prodotti in Italia.
Segretario Uliano, oggi riprende la negoziazione con Fiat relativa al rinnovo del contratto di gruppo. A che punto siete?
Nei precedenti incontri ci siamo concentrati sul primo e secondo titolo del contratto, che è composto da tre titoli. In particolare, abbiamo affrontato questioni in gran parte legate all’orario di lavoro e all’allargamento della fascia di flessibilità degli orari d’ingresso, indennità sui recuperi produttivi. Rimangono aperte alcune questioni che affronteremo nella fase finale insieme alla parte salariale. A proposito dell’orario di lavoro, abbiamo avanzato richieste che vanno nella direzione di migliorare la gestione dei permessi dei lavoratori, attraverso proposte che affrontano la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, introducendo la “banca delle ore”.
E come procede con l’azienda questa discussione?
L’azienda vorrebbe subordinare questi aspetti al problema dell’assenteismo, cosa che non ci trova molto d’accordo, e di questo stiamo discutendo. Nell’incontro di oggi discuteremo di aspetti di natura normativa, che partono dalle questioni legate all’inquadramento professionale: abbiamo richiesto l’introduzione di una figura professionale nuova, su cui l’azienda ha già dato una disponibilità di massima. Abbiamo chiesto anche una gestione più partecipativa da parte delle rappresentanze di percorsi di crescita professionali all’interno. L’altra questione che peserà nell’incontro di oggi riguarda ciò che è collegato agli aspetti della contrattazione di secondo livello.
Qual è la vostra posizione?
Noi vorremmo partire da quelle realtà che hanno una condizione positiva rispetto alle difficoltà e alla media della situazione che il gruppo ha al suo interno (parlo di Maserati, di Sevel, di molti settori del mondo Cnh): secondo noi, bisognerebbe partire con la definizione di indicatori di premi di risultato di stabilimento. Dobbiamo discutere ancora elementi legati al “diritto allo studio”, tipo i permessi disponibili per la formazione professionale. Oggi cercheremo di chiudere il terzo titolo, ciò che rimarrà indietro sarà discusso quando affronteremo la questione salariale, questione naturalmente cruciale di questo rinnovo.
Si tratta di un rinnovo su un piano di produzione prevalentemente rivolta all’export: cosa cambia nel nuovo contratto relativamente a questo aspetto?
Parliamo di produzioni adeguate ai mercati esteri e al mercato premium. Si tratta di prodotti di qualità e complessità elevate. Già da tempo la produzione Chrysler è cambiata molto, accogliendo l’importante know how di Fiat e della produzione in particolare italiana. Si consideri che la newco di Pomigliano è lo stabilimento premiato come “gold” a livello mondiale. Quindi, dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, il contratto è già nelle condizioni di esprimere l’organizzazione del lavoro più opportuna anche per i nuovi modelli. La priorità sono i nuovi modelli, che necessitano di interventi di investimento.
Quali vi risultano essere gli stabilimenti che più necessitano di interventi di investimento?
In particolare si tratta di Mirafiori e Cassino. Naturalmente, quando ci saranno condizioni di saturazione degli stabilimenti italiani – ma parliamo di una prospettiva del 2015 – si porrà il tema di come rendere partecipi i lavoratori a questi possibili effetti di crescita di volumi e di redditività, anche degli stabilimenti italiani oggi in sofferenza. E questa è una partita che riguarderà un secondo livello di contrattazione.
A proposito di investimenti, crediamo che Fiat si aspetti che tutti facciano la loro parte. Non a caso da tempo Marchionne manda segnali al governo, ma l’esecutivo sembra piuttosto inerme. Secondo lei, Fiat investe a prescindere o vuole qualcosa in cambio (vedi politiche per l’export)?
Certamente il governo deve darsi una svegliata, sia per quanto riguarda il settore dell’auto, sia per quanto riguarda l’industria in generale. In Europa assistiamo a governi che si muovono in modo importante, vedi il governo francese che sta pensando di entrare con capitale fresco nella PSA Peugeot-Citroën per controbilanciare l’entrata dei cinesi, con dubbi di legittimità con le normative europee.
E invece il nostro governo cosa sta facendo?
Il nostro governo non solo non ha trovato soluzioni di aiuto alle esportazioni promesse al mondo metalmeccanico nel 2012 da Monti, nessuno ha mosso un dito su questo, ma oltretutto sono aumentate continuamente le tasse e gli interventi che hanno bloccato il mercato italiano, che è il più bloccato d’Europa ed è quello che perde di più. Questo grazie alle imposizioni fiscali adottate dai diversi governi che hanno colpito il settore dell’auto, vedi accise sulla benzina e tassazioni sull’acquisto delle auto. Ci vuole un intervento che riduca la tassazione e ridimensioni i costi delle assicurazioni: rispetto all’Europa, noi siamo mediamente al doppio (media italiana di 1.300 euro/anno per RCA contro i 65 di media europea). Anche la rete di distribuzione del metano necessita un intervento, anche per stimolare investimenti nel nostro Paese. Ma il nostro governo dorme.
Vediamo un attimo da vicino la situazione degli stabilimenti, partiamo da Melfi…
A Melfi è in dirittura d’arrivo il suv della Jeep, credo sarà presentata in anticipo rispetto ai tempi previsti. A settembre sarà pronta anche la 500 X. Melfi è uno stabilimento che andrà a regime a livello di produzione. Al momento gli oltre 5.500 dipendenti lavorano metà tempo perché si stanno adeguando gli impianti alle nuove produzioni.
E Pomigliano?
Lo stabilimento di Pomigliano necessita di un’altra macchina. La Panda fa già volumi alti, ma non sono sufficienti: parliamo di 154.000 auto prodotte nel 2013. Nonostante ciò, un quarto dei lavoratori – che sono quasi 1.200 su 4.800 – è in cassa integrazione a rotazione.
Come vanno le cose a Grugliasco?
L’impianto è a regime, ha saturato i 1.000 che erano in cassa integrazione assorbendone altri 1.000 da Mirafiori anche questi in cassa integrazione. Con gli investimenti fatti si tratta di un impianto che ha dato lavoro anche ai cassintegrati di Mirafiori.
Quali invece necessitano di investimenti strutturali?
Sicuramente Mirafiori e Cassino. A Mirafiori, dove sono circa 4.300 i lavoratori in cassa integrazione che lavorano sulla MiTo per 3 giorni al mese, entro il primo semestre 2015 andrà in produzione il primo Suv di Maserati, il Levante, e poi a ruota l’altro modello successivo.
A Cassino sarà effettivamente rilanciato il marchio Alfa Romeo?
A Cassino lavorano 3.860 lavoratori sono impiegati 6/7 giorni al mese. Stiamo chiedendo all’azienda di accelerare i tempi, come del resto anche a Pomigliano e Mirafiori.
Quindi voi date per scontati questi investimenti che la Fiat ha promesso in particolare su Alfa Romeo…
Marchionne ci aveva presentato i nuovi sette modelli Alfa già nel 2012, la cui produzione ricadrà in gran parte su Cassino e in parte minore su Mirafiori. Nei prossimi incontri ci aspettiamo conferme per queste produzioni e ci aspettiamo la definizione di tempistiche di produzione perché oggi non ci sono più ragioni di attendere, dato che i modelli vanno verso mercati in crescita e che la partita con Chrysler si è chiusa positivamente.
Marchionne a proposito degli investimenti dice “mercato permettendo”, introduce quindi una variabile. Ma il mercato non lo conosce? Se gli analisti danno il mercato in crescita, perché rispetto alla produzione c’è ancora questa incertezza circa gli investimenti previsti in particolare per Alfa Romeo?
La variabile credo stia a indicare la complessità di mandare a regime la produzione, gli stabilimenti, e di assorbire così i lavoratori in cassa integrazione. La produzione dei nuovi modelli è fattore per ricreare quelle condizioni che possono mandare a regime gli stabilimenti e saturare così l’occupazione.
A Termini Imerese la produzione è ferma dal dicembre 2011: cosa succede a giugno 2014 quando scadrà la cassa integrazione di 1.100 lavoratori?
Due anni fa le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo sofferto di chiusura dello stabilimento e di reindustrializzazione che non sta compiendosi. Con il Ministero si sta cercando come noto di trovare un acquirente del sito produttivo per una sua reindustrializzazione. L’obiettivo nostro è quello di evitare la mobilità e rioccupare tutti i lavoratori. Naturalmente siamo e saremo attenti al futuro di questo stabilimento e, se Fiat dovesse ripensarci, saremo pronti a trovare tutte le soluzioni.
(Giuseppe Sabella)
In collaborazione con www.think-in.it