Davanti alla prospettiva di chiudere gli stabilimenti, il colosso svedese ha una sola alternativa: dimezzare gli stipendi dei dipendenti, passando da 1400 euro al mese a 800. I “famosi” stipendi polacchi che Electrolux dà agli operai degli stabilimenti appunto siti in Polonia. Ma in Italia i sindacati hanno già detto di no. Quattro le fabbriche situate nel nostro paese a Susegana, Porcia, Solaro e Forlì. Il gruppo vorrebbe anche imporre la riduzione delle ore lavorative a sei al giorno, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione delle pause e dei permessi sindacali e lo stop agli scatti di anzianità. In caso contrario l’azienda svedese minaccia la fine degli investimenti in Italia. La risposta del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: piano irricevibile. “E’ inutile rivolgere al gruppo dirigente della multinazionale svedese dell’elettrodomestico altre valutazioni. Da tempo denunciavamo il rischio di desertificazioni industriali e le proposte di riorganizzazione ascoltate oggi a Mestre inducono il paese a rischiare tale disastro se il governo non riesce ad avanzare un piano organico di azioni mirate per tutelare il settore manifatturiero” ha detto, invitando il governo italiano a pronunciarsi sul caso. 



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