Il secondo mandato del Presidente Barack Obama prosegue sulla linea della difficoltà di azione derivante sia dal controllo della Camera da parte dei Repubblicani, sia dalla apparente mancanza di indirizzo della sua politica. Dopo aver incassato critiche bipartisan per il piano Obamacare sulla sanità, da destra per i costi per le imprese e per le troppe falle organizzative e da sinistra per la tepidezza del contenuto riformatore, Obama a dicembre si è indirizzato su un secondo tema di sapore elettorale, ovvero l’equità sociale.



Poco prima di Natale, lo stesso Obama ha promosso un incremento delle retribuzioni dei dipendenti federali dell’1%, utilizzando un Executive Order, ovvero un provvedimento che consente al Presidente di non consultare il Congresso e di procedere in via diretta. Si tratterebbe del primo aumento in tre anni per i dipendenti federali (i militari hanno ricevuto aumenti annuali), ma molti ricordano che un’azione simile a fine 2012 si tradusse in un nulla di fatto, poiché dopo l’approvazione del budget il Congresso revocò l’aumento dello 0,5%.



In questo contesto, ha conquistato le prime pagine dei giornali italiani la notizia di un nuovo atto di Obama volto a incrementare il salario minimo e indicizzarlo al costo della vita. Complice una carenza di informazioni e una certa faciloneria di una parte della stampa italiana nell’interpretare l’inglese (per non pensare al peggio, ovvero un ulteriore tentativo di cavalcare la retorica dell’intervento pubblico salvifico), la notizia viene presentata in modo non preciso. Facciamo quindi un po’ d’ordine, prima di pensare che Obama, dopo la vicenda del salvataggio di Chrysler, stia lanciando una nuova stagione di mano pubblica. Innanzitutto alcuni fatti:



A) il 28 gennaio la Casa Bianca ha pubblicato sul sito un Fact Sheet (un documento illustrativo) a supporto della scelta unilaterale (Executive order) di Obama di innalzare il salario minimo dei lavoratori delle imprese che operano per il Governo Federale. Si tratta quindi di un’iniziativa che riguarda un numero risibile di lavoratori e opererà dai primi rinnovi dei contratti di servizio.

B) L’incremento riguarda solo il salario minimo che ha perso il 30% del suo potere di acquisto a partire dagli anni Settanta e se fosse stato indicizzato oggi si avvicinerebbe a 10,65 dollari per ora.

Le ragioni di questa azione di Obama alla vigilia del discorso sullo Stato della nazione è simbolica. Il suo obiettivo è di rafforzare nell’opinione pubblica il tema dell’equità, ora che ci sono i segnali di una ripresa. Con questa azione, quindi, intende spingere il Congresso ad approvare l’Harkin-Miller Bill che prevede l’innalzamento del salario minimo a 10,10 dollari per tutti i dipendenti federali e la sua successiva indicizzazione (ripeto, del solo salario minimo). Nella proposta, visto l’attuale valore del salario minimo pari a 7,25 dollari l’ora, l’incremento dovrebbe avvenire in tre progressioni da 0,95 dollari l’una.

L’Harkin-Miller Bill prevede anche interventi sui minimi salariali delle professioni dei cosiddetti “tipped workers” (lavoratori con mancia), ovvero in primo luogo i camerieri. I fatti ci lasciano con una versione molto più ragionevole dell’intervento presidenziale che rimane ostacolata dai Repubblicani, più per ragioni di contrapposizione simbolica che sostanziale.

A conti fatti, genera in me molta ilarità che si agiti lo spettro della scala mobile italiana, solo perché si decide di indicizzare il salario minimo che peraltro al valore attuale produce un reddito annuo al di sotto della soglia della povertà negli Stati Uniti.

La scala mobile era un sistema di indicizzazione che riguardava tutte le retribuzioni e che ha contribuito a una spirale inflattiva quasi letale per il Paese. La sua fortuna come per tante ricette magiche che circolano sulla crisi è che è immediata da comprendere: se i prezzi salgono, le retribuzioni salgono, così nessuno diventa più povero.

Sono meccanismi psicologici in cui è facile cadere, soprattutto se gli irresponsabili ne fanno la propria bandiera e gli ammantano di aura scientifica (millantando titoli) o di persecuzione eretica (urlando che i poteri forti non vogliono far sapere la realtà). In fondo chi di noi non ha comprato per 50 lire i titoli da Monopoli di un’isola alle Bermuda per rivenderli a 5 amici in uno dei classici schemi Ponzi della nostra adolescenza?