Il Governo Letta, guidato da #enricostaisereno, aveva previsto, all’interno del cosiddetto “Pacchetto Lavoro” (DL 76/2013 convertito poi con la Legge 99/2013), per il triennio 2013-2016, lo stanziamento di circa 800 milioni di euro per finanziare incentivi straordinari ai datori di lavoro che avessero assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato o stabilizzato, in ragione di un precedente contratto flessibile, giovani sotto i 30 anni.
In particolare, l’incentivo, di importo pari a un terzo della retribuzione imponibile ai fini previdenziali del lavoratore (nel limite massimo di 650 euro mensili), è corrisposto per un periodo di 18 mesi ai datori di lavoro che assumano con contratto di lavoro a tempo indeterminato giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che siano privi di impiego da almeno sei mesi o di un diploma di scuola media superiore o professionale. L’incentivo è corrisposto, nella medesima misura, ma per un periodo massimo di 12 mesi, anche nel caso di stabilizzazione di un rapporto di lavoro attraverso la conversione di un precedente contratto temporaneo.
Per poter beneficiare dell’incentivo, tuttavia, è necessario che l’assunzione comporti, in capo al datore di lavoro, un aumento occupazionale netto rispetto alla media dei lavoratori occupati nei 12 mesi precedenti. Con specifico riguardo all’incentivazione delle assunzioni con contratto di apprendistato, inoltre, l’incentivo non può, in ogni caso, superare l’importo mensile della contribuzione dovuta dal datore di lavoro per il medesimo apprendista.
L’allora ministro del Lavoro Giovannini sosteneva che i fondi messi a disposizione sarebbero stati sufficienti per coprire circa 100 mila nuove assunzioni, ma che se fossero servite altre risorse il Governo sarebbe stato sicuramente pronto a finanziare ulteriormente questa misura. In realtà, ahimè, le cose sono andate molto diversamente.
In questo quadro, l’attuale presidente del Consiglio Renzi, dopo aver ottenuto al Senato la fiducia sul Jobs Act ora in discussione alla Camera, ha avanzato due proposte (ancora in fieri) da inserire nella prossima Legge di stabilità relative all’abolizione della componente lavoro dall’Irap e all’azzeramento dei contributi per i neoassunti con il “nuovo” contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
Tuttavia l’esperienza, anche molto recente, dovrebbe, almeno per quanto riguarda la decontribuzione, consigliare maggiore cautela. Gli incentivi occupazionali, infatti, anche quando funzionano, non creano, automaticamente, lavoro, ma, molto spesso, sono uno strumento per “regolarizzare” situazioni pre-esistenti.
Sarebbe, quindi, probabilmente più opportuno destinare queste risorse a interventi strutturali e investimenti finalizzati al rilancio dell’economia. La creazione di nuovi posti di lavoro, infatti, non passa per incentivi che “drogano” il mercato, ma dalla capacità del sistema Italia di tornare a crescere ed essere competitivi in questo mondo globale, creando così le condizioni per nuova occupazione in un Paese, come il nostro, ancora duramente sofferente per gli effetti della grande crisi economica di questi ultimi anni.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com