Le pensioni non saranno un tema della Legge di stabilità. Eppure una riforma servirebbe se ben 6,8 milioni di pensionati vivono con meno di 1.000 euro al mese. Il dato emerge dal Bilancio sociale Inps relativo al 2013, secondo cui 2,1 milioni di anziani percepiscono un assegno al di sotto dei 500 euro al mese, mentre quasi il 70% prende meno di 1.500 euro. Sempre secondo i dati Inps, i dipendenti del settore privato sono diminuiti di 140.195 unità, contro le 64.491 unità in meno per quanto riguarda i lavoratori pubblici. Ne abbiamo parlato con Corrado Mannucci, segretario generale di Ugl Pensionati.
Quali sono le richieste dell’Ugl sul tema delle pensioni?
Il bilancio Inps è diviso in previdenza e assistenza. La previdenza è tutto ciò che deriva da contributi versati dal datore di lavoro e dal lavoratore. L’assistenza è invece per legge a carico dello Stato. Il fatto però che entrambe le voci entrino nel bilancio dell’Inps crea una grande confusione. La nostra prima richiesta è quindi che tutte le voci in uscita del bilancio previdenziale Inps siano rivisitate una per una. Ci sono moltissime voci che da anni gravano sul bilancio della previdenza, ma sono in realtà assistenza.
L’accorpamento di Inps e Inpdap ha semplificato le cose?
Niente affatto. Finché l’Inpdap era separato dall’Inps, i debiti del primo ricadevano sullo Stato. L’accorpamento ha consentito di scaricare il passivo dello Stato sull’Inps, che gestisce privatamente le pensioni. In questo modo la nuova realtà nata dalla fusione di Inps e Inpdap può rivendicare pagamenti non effettuati dallo Stato per 7mila miliardi di euro. Tra le maggiori voci di passivo dell’Inps c’è l’integrazione delle pensioni minime, che però fa parte delle prestazioni assistenziali e non della previdenza e dunque dovrebbe gravare sullo Stato.
Perché i governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno risolto questo problema?
Il motivo è molto semplice. All’epoca del governo Prodi mi incontrai con il premier, e quando gli chiesi perché non erogasse i soldi necessari ai bilanci degli enti previdenziali, lui mi rispose: “Questi soldi servono a noi per rientrare da Maastricht”. Quella che è in atto è una rapina continua dello Stato nei confronti dell’Inps, ed è per colpa di questa rapina che i giovani quando si ritireranno dal lavoro non avranno più la pensione. Ciò che occorre è fare chiarezza sul bilancio dell’Inps, non inventarci un’altra riforma delle pensioni.
Che cosa proponete invece per quanto riguarda le pensioni minime?
L’Ugl ha realizzato un fascicolo sulle condizioni di vita dei pensionati che consegnerà al Papa, ai ministri dell’Interno e del Lavoro e al presidente del consiglio. Tra le difficoltà che incontrano gli anziani non ci sono soltanto le pensioni basse, ma anche il fatto che non sono state adeguate negli anni a un costo della vita sempre più elevato. La loro situazione però è destinata a peggiorare …
Perché?
Noi abbiamo il sospetto che ci siano manovre in corso da tanti anni per togliere di mezzo l’Inps, dopo avere cancellato l’Inpdap, con la scusa che non funziona e spreca i soldi dello Stato. Attraverso queste manovre, l’obiettivo dei grandi colossi finanziari è quello di sostituire la previdenza pubblica con quella privata. Storicamente l’Inps si è sempre distinta dalle altre previdenze private perché ha obbligato i lavoratori a farsi trattenere una quota sugli stipendi, che poi serve a fare le pensioni.
È davvero pensabile un’abolizione dell’Inps?
Se si dovesse cancellare l’Inps, e quindi la trattenuta obbligatoria, tra 15-20 anni avremo milioni di persone che durante la loro vita lavorativa non saranno riuscite a mettere da parte i soldi per la loro previdenza. E quindi lo Stato dovrà pagare milioni di assegni sociali ad anziani rimasti privi di qualsiasi reddito e ridotti alla fame. Questa è la fine che faremmo se cancellassero l’Inps.
Fino a che punto questi piani rischiano realmente di concretizzarsi?
Abbiamo saputo riservatamente che Confindustria sta preparando una proposta di legge in cui, siccome il costo del lavoro è troppo elevato, chiederà per le imprese consociate un’esenzione dal versare la quota a favore delle pensioni dei dipendenti.
(Pietro Vernizzi)