Due settimane ancora e il governo presenterà la Legge di stabilità. Fino a prima di settembre, sembrava che uno dei temi affrontati dal Governo potesse essere quello delle pensioni, ma nelle ultime settimane tutto è finito quasi nel dimenticatoio, innanzi alla lotta Renzi-sindacati-minoranza Pd sull’articolo 18. Fra quindici giorni, però, l’esecutivo verrà allo scoperto e il mondo pensionistico conoscerà i provvedimenti redatti. Per fare il punto della situazione, e cercare di capire se le promesse del Governo saranno mantenute, abbiamo sentito Domenico Proietti, segretario confederale Uil, che chiede un taglio delle tasse sulle pensioni, peraltro impegno preso dallo stesso Presidente del Consiglio.
Riforma delle pensioni: prestito pensionabile, flessibilità sull’età, bonus e penalizzazioni. Se ne era parlato tanto, ma negli ultimi tempi il tema è passato sotto traccia. Che farà il governo?
Noi pensiamo che in occasione della Legge di stabilità ci debba essere un intervento molto preciso e deciso da parte dell’esecutivo, che faccia seguito agli annunci degli ultimi mesi.
Entriamo nel merito.
Riteniamo che bisogna reintrodurre un principio di flessibilità: proponiamo un range tra i 62-70 anni entro il quale il lavoratore può scegliere – in base a tante esigenze, come ad esempio la tipologia di lavoro (usurante o meno) e lo stato di salute – come andare in pensione.
Che vantaggi si avrebbero?
Questo consentirebbe anche di portare finalmente a soluzione il problema degli esodati, che ha trovato una positiva risposta negli ultimi due anni grazie alla mobilitazione del sindacato, ma che riguarda ancora un consistente numero di persone che hanno diritto a una risposta.
Un altro tema sul versante pensionistico che bisogna affrontare?
Si deve dare un segnale di rivalutazione delle pensioni attraverso un taglio delle tasse. E proprio su questo noi richiamiamo il presidente Renzi al rispetto dell’impegno che lui stesso ha assunto nello scorso maggio in occasione del bonus degli 80 euro per i lavoratori dipendenti, quando affermò che con la Legge di stabilità tale “premio” sarebbe stato esteso anche ai pensionati. Chiediamo che venga mantenuta la promessa.
Invece, in materia di pensione anticipata, Cesare Damiano propose 62 anni di età più 35 di contributi a braccetto di un sistema di incentivi e disincentivi, ma non trovò d’accordo tutto il Partito democratico. Lei come valuta questa sua idea?
Noi della Uil riconosciamo l’impegno del presidente della Commissione Lavoro della Camera, ma non condividiamo assolutamente che sia prevista una penalizzazione, che non ci deve essere assolutamente, visto che è già implicita.
In che senso?
Se il lavoratore va in pensione a 62 anni, con il sistema contributivo, avrà versato meno contributi e dunque prenderà meno di pensione. Non ci può essere certo un ulteriore danno.
La Legge di stabilità verrà presentata a metà ottobre: pensa quindi che l’esecutivo, che deve tener conto dei vincoli di bilancio, manterrà gli impegni presi?
Noi confidiamo che il governo rispetti quanto affermato. Il ministro Poletti, più volte, ha sottolineato come si stesse lavorando per reintrodurre un principio di flessibilità. E poi ci sono, soprattutto, le affermazioni di Matteo Renzi, che ha esplicitamente detto che avrebbe esteso il taglio delle tasse (attraverso il bonus degli 80 euro) anche ai pensionati. Ci aspettiamo dunque che le parole vengano seguite dai fatti. Il premier afferma di essere una persona che rispetta gli impegni: tra pochi giorni avremo la prova del nove.
È ottimista?
Allora, sia l’operazione di flessibilità sia quella relativa a un primo taglio delle tasse sono pienamente sostenibili dal punto di vista economico. E dico il perché.
Prego.
Bisogna andare a riprendere parte di quelle risorse che Fornero e Monti hanno tolto al sistema previdenziale – si parla di 80 miliardi nel prossimo decennio. Altri ingredienti della ricetta sono i tagli alla spesa improduttiva, agli sprechi della politica e la razionalizzazione delle municipali, che al momento sono più di 8mila: ne bastano mille. Risparmieremmo diversi miliardi. Infine, è necessario che si agisca in maniera più incisiva in materia di evasione fiscale, che rappresenta l’emergenza più grande del’Italia. Si parla di 180 miliardi di euro: se si riuscisse a recuperali, anche in parte, si avrebbe un gran bel tesoretto da investire in finanziamenti a favore della ripresa e lotta alla disoccupazione.
(Fabio Franchini)