È finalmente giunto in Senato il disegno di legge delega sulla riforma del lavoro, al centro del dibattito politico oramai da lungo tempo. Si tratta di un maxi-emendamento del Governo al testo presentato nello scorso aprile che, pur non stravolgendone l’impianto generale, introduce qualche modifica.

Ancora nessun riferimento esplicito all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, terreno caldo di scontri nelle ultime settimane, la cui revisione – ha però prontamente chiarito palazzo Chigi – non è superata, ma solo demandata ai decreti delegati che faranno seguito al ddl, una volta concluso l’iter di approvazione in Parlamento. Non sono ancora del tutto chiari i contorni di tale revisione. Ma stando a quanto afferma il Premier Renzi, la possibilità per il lavoratore di essere reintegrato dovrebbe sopravvivere solo in caso di licenziamento disciplinare illegittimo.



Tra le principali novità merita di essere segnalata la revisione della disciplina delle mansioni. Viene finalmente introdotta la possibilità, in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, e a fronte della salvaguardia dei livelli occupazionali, di intervenire in maniera più flessibile sull’inquadramento dei lavoratori. Un primo passo verso la creazione di strumenti che consentano la piena adattabilità dei rapporti di lavoro alle mutate esigenze organizzative e di mercato.



Ulteriori specificazioni e impegni sono giunti in tema di riordino dei servizi per l’impiego e politiche attive. Esce rafforzata la necessità, da un lato, di razionalizzare le risorse impiegate nell’apparato dei servizi di collocamento, anche scongiurando aggravi alla spesa pubblica in conseguenza della creazione dell’Agenzia nazionale per l’impiego; dall’altro, di semplificazione degli adempimenti burocratici in materia di lavoro e politiche attive, puntando a un sistema più moderno ed efficiente che utilizzi sempre più le tecnologie informatiche, tanto per la migliore circolazione dei dati in fase di ricerca di occupazione quanto per le procedure amministrative connesse allo svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro.



Vengono, poi, introdotti due elementi importanti: il primo relativo a una sorta di sistema premiante per le Agenzie per il lavoro e gli operatori accreditati in virtù della loro capacità di intermediare e favorire la creazione di rapporti di lavoro; il secondo relativo all’adeguamento del sistema sanzionatorio nei confronti del soggetto titolare di misure passive che rifiuti un’offerta di lavoro o di formazione.

Nulla di nuovo invece sul fronte delle tipologie contrattuali. È stato, infatti, confermato l’impegno del Governo a riordinare il panorama delle forme contrattuali. Confermata, altresì, l’intenzione dell’esecutivo di introdurre il contratto a tutele crescenti, che dovrebbe assumere i caratteri di prevalenza sulle altre forme atipiche di subordinazione, le quali dovrebbero essere via via ridotte.

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