«Non è giusto che i giovani paghino per i privilegi di chi gode di una pensione retributiva, il patto intergenerazionale va ridiscusso». A denunciarlo è Luca Spataro, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Pisa. Nei giorni scorsi il segretario uscente della Uil, Luigi Angeletti, ha ammesso che “un errore il sindacato lo ha fatto sulle pensioni. Avremmo dovuto accettare il contributivo pro rata per tutti. Ci saremmo risparmiati tanti problemi che sono venuti dopo”.
Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Angeletti?
Con la legge Dini si è dato inizio a una discriminazione tra le generazioni la cui unica ragione era semplicemente la data di nascita. Questa distinzione tra beneficiari del retributivo e del contributivo aveva quindi come unica ragione l’età anagrafica, e si è dimostrata fortemente iniqua in quanto il maggior peso della riforma delle pensioni ha gravato sulle giovani generazioni.
È giusto che le giovani generazioni paghino per i privilegi di chi ha le pensioni retributive?
Non è giusto che i giovani paghino, il patto intergenerazionale va ridiscusso. La contrapposizione tra giovani e anziani esiste solo in parte, perché i giovani sono legati da vincoli familiari o di vicinanza ad anziani. È vero però che le nuove generazioni devono fare fronte non soltanto al debito previdenziale ma anche al debito pubblico nel suo complesso.
Andrebbe introdotto un contributo di solidarietà sulle pensioni retributive?
Il problema è che si sta cercando di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Per una questione di equità intergenerazionale sarebbe però opportuno che le pensioni d’oro pagassero un contributo di solidarietà da destinare alle giovani generazioni. I proventi andrebbero inoltre utilizzati in parte anche per gli esodati.
Lei che cosa propone in concreto?
Va data la possibilità ai giovani di avere un reddito d’ingresso, anche mediante una detassazione nell’assunzione di giovani lavoratori o mediante borse lavoro.
Come si può evitare di incorrere in una nuova sentenza della Consulta?
Ci deve essere una volontà politica forte di impegno a un patto intergenerazionale. Generazioni che hanno beneficato di una crescita economica rilevante negli anni 60 e negli anni 80 potrebbero rinunciare a una parte di questi benefici per favorire le carriere lavorative e previdenziali delle giovani generazioni.
Le pensioni retributive sono il motivo per cui il sistema previdenziale in Italia è più costoso che altrove?
Certamente. In passato sono stati fatti molti regali dal punto di vista attuariale, vuoi per insipienza da parte di chi gestiva la previdenza, vuoi perché la vita media non era così lunga come è oggi. Il sistema retributivo si è dimostrato incapace di fare fronte al rischio demografico. In questa transizione demografica il sistema retributivo ha mostrato tutti i suoi limiti.
Che cosa ne pensa infine del modo in cui è stata applicata la misura sul Tfr in busta paga?
Il Tfr in busta paga rischia di essere una montagna che partorisce un topolino. Non solo le entrate fiscali saranno di entità limitata, perché solo il 10-15% dei lavoratori di fatto ne è interessato. In secondo luogo, lo stimolo al Pil legato a questa manovra è assolutamente modesto, perché di fatto il Tfr in busta paga non è nuovo reddito in mano agli operai, ma semplicemente un trasferimento di qualcosa che appartiene già loro. Non si tratta di una ricchezza aggiuntiva, ma semplicemente di un uso diverso che ne possono fare. Noto con piacere, perlatro, che ll governo stia rivedendo la sua decisione di aumentare la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione.
(Pietro Vernizzi)