“Bisogna aprire un confronto con Confindustria per cambiare il modello contrattuale”. Le parole – ai più passate inosservate – sono di Annamaria Furlan che, in occasione dell’ultimo Consiglio Generale della Cisl di qualche giorno fa, ha fatto capire, sempre che ce ne fosse bisogno, di avere le idee piuttosto chiare circa il futuro della contrattazione. Le parole del Segretario generale della Cisl non sono per nulla scontate, al di là del fatto che siano state praticamente ignorate.



In primo luogo, la Cisl è sempre più renziana, anche se Annamaria Furlan è stata anche piuttosto critica, proprio quando – circa il ddl stabilità – ha detto che “la manovra del Governo va cambiata in molti punti”. È altrettanto vero che, dopo le dimissioni di Bonanni, è toccato proprio a lei presenziare al primo incontro tra Governo e Parti sociali, quello delle 8 del mattino durato 60 minuti. E lì si è capito subito il nuovo corso del Sindacato di via Po: mentre Susanna Camusso accusava Matteo Renzi di voler emulare Margaret Thatcher – passata alla storia per aver ridotto il potere dei sindacati – Annamaria Furlan apriva alle novità del Jobs Act, andando oltre il totem dell’articolo 18.



Naturalmente, per quanto riguarda la manovra finanziaria ci possono essere vedute divergenti, è il provvedimento più complesso e difficile del Governo e delle Istituzioni tutte. Normale che ci sia qualche schermaglia, ma non c’è dubbio che le soluzioni saranno trovate. E non c’è dubbio che Annamaria Furlan ci tenesse a prendere le distanze da Susanna Camusso. È noto altresì che Renzi da una parte abbia messo sotto attacco la Cgil, dall’altra stia cercando di indebolire Confindustria.

Proseguono infatti le manovre per fare uscire dall’associazione degli industriali le partecipate del Tesoro (Enel, Eni, Finmeccanica, Ferrovie, Poste). Ma l’obiettivo finale di Renzi è l’assetto interconfederale e costringere le Parti a rivederne gli accordi. In questo senso la Cisl, che vuole aprire un confronto per cambiare modello contrattuale, sta facendo la sua parte, sta agendo in piena sintonia col Governo.



In secondo luogo, al di là di queste dichiarazioni, il confronto sul modello è in essere da tempo, il caso Fiat ha segnato una profonda lacerazione in seno al sistema confederale che non poteva essere ignorata: le novità introdotte in Italia dal “contratto Fiat” – che in particolare non sono state riconosciute proprio da Confindustria e da Fiom-Cgil – sono all’esame delle Parti per arrivare a un nuovo modello contrattuale. Ma le dichiarazioni di Annamaria Furlan non c’è dubbio che segnano un’accelerata in questo senso.

La questione evidentemente si sta facendo molto calda, si sta spostando da tavoli tecnici al tavolo “politico” del Sindacato, cioè al tavolo che vede coinvolte le Segreterie generali e quindi i vari Squinzi, Camusso, Furlan e Angeletti. È a questo livello che se ci sono tensioni esploderanno. E le tensioni non mancano. Fondamentalmente in discussione c’è il livello di derogabilità che la contrattazione può accogliere: è chiaro che Cisl e Uil spingono per un maggior decentramento e per una maggiore derogabilità, ovvero per più contrattazione aziendale. Diversa è la posizione di Confindustria e Cgil. Ma le stesse organizzazioni al loro interno non sono così coese.

È chiaro che la contrattazione collettiva nazionale, in un Paese dove il 98% del tessuto produttivo è composto da Pmi, non perderà la sua funzione; la contrattazione aziendale o di secondo livello non si sostituirà mai alla contrattazione nazionale. Il Ccnl continuerà a risolvere molti problemi in particolare alla piccola impresa, che lo prende già “impacchettato” e lo applica. Certamente più il contesto produttivo è complesso e più la contrattazione aziendale si fa possibilità interessante: essa infatti può recepire flessibilità.

Ma il punto è proprio questo: fino a che punto la contrattazione aziendale può derogare e farsi flessibile?Sicuramente prevarrà nel tempo una linea in base alla quale la contrattazione aziendale sarà più facilitata. È la linea per cui spinge anche il Governo, da qui – anche – le strategie di Renzi di “colpire” Confindustria e Cgil. Questa linea più “politica” della Cisl, che può cambiare gli equilibri del mondo sindacale e le stesse relazioni industriali, è anche uno dei motivi per cui Bonanni è uscito di scena…

 

In collaborazione con www.think-in.it

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