Pensioni più basse per effetto del Pil negativo. È la conseguenza del calcolo del coefficiente di rivalutazione, il cui dossier sta per arrivare sul tavolo dei ministeri dell’Economia e del Lavoro. Il Governo dovrà quindi decidere se andrà applicato il tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi che quest’anno è risultato per la prima volta al di sotto dello zero, registrando un saldo pari al -0,1927%. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.



Che cosa ne pensa della questione dei coefficienti di rivalutazione?

Noi abbiamo da tempo sottolineato questo problema e abbiamo detto che bisognava intervenire sull’attuale sistema contributivo, sterilizzando gli effetti nel caso in cui il Pil sia negativo, perché applicare i coefficienti negativi comporterebbe un ulteriore impoverimento delle pensioni. Abbiamo quindi chiesto al Governo e al Parlamento, in occasione della conversione della Legge di stabilità, di introdurre un emendamento che sterilizzi questo effetto di Pil negativo. Ci aspettiamo una risposta positiva.



Che cosa va fatto quindi per evitare un calo delle pensioni in caso di Pil negativo?

Nel caso in cui si dovesse registrare un Pil negativo, la nostra proposta è quella di sterilizzare i coefficienti di rivalutazione evitando di applicarli. Questa è un’operazione che non costa molto. Noi non ci dobbiamo mai dimenticare che negli ultimi anni sono stati tolti dal sistema pensionistico 80 miliardi di euro per andare a coprire altri buchi di bilancio. Una parte di queste risorse va destinata nuovamente al sistema previdenziale, per dare beneficio alle pensioni future che altrimenti rischiano di essere ulteriormente penalizzate.



Come valuta invece le osservazioni di Bankitalia sul Tfr in busta paga?

Bankitalia ha confermato le tesi che la Uil ha espresso in occasione del varo della Legge di stabilità. La funzione principale del Tfr in questi anni è stata quella di poter essere destinato alla previdenza complementare. I lavoratori che lo hanno fatto hanno avuto dei rendimenti molto positivi. Avere introdotto la possibilità del Tfr in busta paga rischia di indebolire l’impianto della previdenza complementare. Per fortuna il Governo ha lasciato la volontarietà sulla possibilità di accedere al Tfr, e ciò in parte attenua questi danni.

Ma non è un vantaggio che i lavoratori possano disporre come credono del Tfr?

Dobbiamo sempre ricordare che il Tfr è un salario differito, e quindi è già nella disponibilità dei lavoratori. Nel 2007 fu fatta la scelta a favore della previdenza complementare, e a nostro modo di vedere bisognava incentivare e rafforzare questa scelta. Invece il governo ha fatto un ulteriore danno, aumentando la tassazione sui rendimenti della previdenza complementare e fornendo così un ulteriore segnale di indebolimento del sistema.

 

Davvero le pensioni sono a rischio come dice Bankitalia?

No, le pensioni non sono a rischio. Sul tema pensionistico pubblico, che dopo tutti gli interventi di questi anni era pienamente sostenibile dal punto di vista economico, anzi i provvedimenti Fornero hanno fatto cassa sul sistema previdenziale. La Uil chiede quindi che una parte di quelle risorse vada rimessa dentro al sistema. Il bilancio pubblico con il sistema contributivo è in sicurezza.

 

Qual è allora il problema?

Il problema è che il sistema contributivo fornisce una prestazione pensionistica inferiore a quella retributiva. Soprattutto in una fase in cui per le nuove generazioni c’è una discontinuità per quanto riguarda i rapporti di lavoro. Se fossimo in presenza di rapporti di lavoro continui per 40 anni noi avremmo una buona prestazione pensionistica anche da parte del pilastro pubblico. A fianco a questo era stato individuato il secondo pilastro, la previdenza complementare, che doveva completare l’assegno pensionistico e dare un futuro sereno soprattutto alle nuove generazioni.

 

(Pietro Vernizzi)