Era il febbraio 1989 (c’era ancora il Muro di Berlino e il governo nazionale era un pentapartito guidato da Ciriaco De Mita) quando Raffaele Riefoli, in arte semplicemente Raf, si chiedeva al Festival di Sanremo “Cosa resterà degli anni ‘80?”. Per la cronaca il brano si classificherà soltanto quindicesimo al Festival, ma otterrà un buon successo commerciale riuscendo ad arrivare fino alla sesta posizione dei singoli più venduti nel nostro Paese quell’anno. Viene oggi da chiedersi cosà resterà, con il governo del “giovane” Matteo Renzi (solo quattordicenne in quel lontano ‘89), di quanto presentato solo pochi giorni fa da Enrico Letta nella sua proposta “Impegno Italia” con specifico riferimento alle politiche per il lavoro, in particolare quello giovanile.
In quella sede si sottolineava, appunto, come l’attenzione alla lotta alla disoccupazione giovanile dovesse rimanere altissima, assicurando una rapida e piena attuazione della “Garanzia Giovani” nei prossimi due anni e impostando un’azione di ampio respiro che duri nel tempo. Questo tema sarebbe dovuto essere, infatti, al centro del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea anche attraverso l’organizzazione a Roma, nel luglio del 2014, di un summit dedicato nello specifico all’occupazione giovanile.
Il Governo Letta si proponeva, già dalle prossime settimane, di avviare la Garanzia Giovani e un piano straordinario per la riqualificazione e la ricollocazione dei lavoratori che attualmente percepiscono ammortizzatori sociali, nonché sperimentare l’opportunità di un “Servizio civile per il lavoro” quale prima esperienza lavorativa. È, in questo quadro, che il Ministero del lavoro ha pubblicato (solo sabato scorso) un rapporto che fotografa lo stato di avanzamento del Piano nazionale per i giovani nel quale si confermava la possibilità che la Garanzia Giovani potesse efficacemente partire già nel corso del primo trimestre di quest’anno.
Lo stesso documento illustra, inoltre, in modo ampio le misure del Piano Italiano “Garanzia Giovani”, presentato nel dicembre del 2013 alla Commissione europea, che ha dato a gennaio il via libera. Il ministero sottolineava come questo ambizioso programma si configuri, e presupponga, un’ampia riforma strutturale del funzionamento del mercato del lavoro nel nostro Paese, alla quale sono chiamate a partecipare le istituzioni (Stato, Regioni, Province) e tutte le componenti della società italiana (imprese e organizzazioni sindacali, associazioni giovanili e del non profit, ecc.).
La speranza è, quindi, che quanto costruito nei mesi scorsi non voli via come “brevi fotogrammi o treni in galleria” e che, già dal prossimo aprile, l’azione dell’esecutivo giovanile e giovanilistico di Matteo Renzi riparta da quanto già programmato per definizione di un, non più rinviabile, piano per il lavoro in grado di rilanciare l’occupazione e la crescita nel nostro Paese.
In collaborazione con www.amicimarcobiagi.com