Il Fatto Quotidiano ha svelato ieri una lettera che Susanna Camusso ha scritto di suo pugno al Collegio statutario della Cgil, chiedendo di valutare il comportamento di Maurizio Landini in merito alle dure critiche del leader dei metalmeccanici per l’accordo sulla rappresentanza, sottoscritto il 10 gennaio 2014 in coerenza con gli accordi 28 giugno 2011 e 31 maggio 2013. Ricordiamo che il 16 gennaio il Comitato direttivo della Cgil ha poi approvato con 95 voti l’ordine del giorno presentato dalla Segreteria nazionale relativo al testo unico sulla rappresentanza e che all’ordine del giorno presentato invece dal Segretario generale della Fiom sono andati 13 voti, mentre due sono stati gli astenuti.



Naturalmente, non contento per questa sonora sconfitta, Landini ha continuato a manifestare il suo dissenso, con dichiarazioni alla stampa che sono proseguite nonostante il segnale inequivocabile dato dalla Confederazione generale italiana del lavoro a ratifica dell’operato della Segreteria generale e di Susanna Camusso in particolare.



Camusso ora dice basta, anche perché quest’anno la Cgil sceglierà se confermare il Segretario in carica o sceglierne un altro. Nella lettera, il Segretario Confederale chiede all’organo di attivarsi contro Landini “per appurare se è coerente o consentito che il Segretario Generale di una categoria, la Fiom-Cgil, affermi che le decisioni del comitato direttivo non sono per lui e per la sua categoria un vincolo”.

La questione, oltre a essere delicata in casa Cgil, è molto interessante per lo scenario che presenta. L’accordo sulla rappresentanza infatti, al di là del merito, è fondamentale perché riafferma l’unità del fronte sindacale, dopo la frattura manifestatasi soprattutto intorno al caso Fiat, con accordi separati. È noto che Susanna Camusso era a favore della firma del contratto Fiat, ed è nota anche la risposta di Landini: i più informati riferiscono di un “Stai zitta perché tu non sei mai stata in fabbrica”.



Il momento non felice che vive la nostra economia ha bisogno del sindacato compatto, non può permettersi altri strappi: ecco che le dimensioni del consenso che Camusso ha ottenuto all’interno del direttivo sono importanti oltre che eclatanti, fanno capire che all’interno della Cgil prevale la linea di chi non vuole altri strappi, di chi ha capito che serve dare risposte al dramma del lavoro e che, questo, non può prescindere dal dialogo con le altre Parti e con l’impresa. Si ricordi anche una dichiarazione di Camusso dell’anno scorso “Bisogna salvare l’impresa per salvare il lavoro”, quantomeno sui generis in ambienti dove gli imprenditori sono sempre stati piuttosto visti come uomini da vessare di regole e di tasse.

Giorgio Airaudo, neodeputato nelle file di Sel ed ex capo del settore auto in seno alla Fiom, dopo essere stato eletto in Parlamento ha testualmente dichiarato: “Su Fiat si è un po’ esagerato da tutte le parti”. Considerando che Airaudo ha detto una cosa di buon senso, viene naturale chiedersi perché la Fiom ha preso posizioni così forti all’interno del caso Fiat, che gli sono costate anche una forte riduzione del numero dei suoi iscritti, sceso del 50% (da 11.000 tessere a circa 5.500 – dati Fiom).

Se Bonanni ha ragione, quando dice che contro Fiat è stata sollevata una campagna mediatica negativa perché Fiat non comprava più denaro in Italia, è chiaro che a qualcuno Landini ha fatto anche comodo: è stato l’uomo contrapposto a Marchionne. Probabilmente, pur all’interno di una battaglia ideale dopo gli accordi di Pomigliano che affermavano un significativo spostamento del baricentro della contrattazione, Landini ha visto una possibilità per rendere più forte la sua federazione, e per essere più forte lui stesso.

Da più parti si è sostenuto che Landini volesse formare un nuovo partito politico di sinistra vicino al lavoro, ma chi scrive ha più volte avuto la sensazione che Landini puntasse o alla Segreteria generale in vista del Congresso del 2014, o ad autonomizzare la Fiom dalla Cgil: anche la Fismic del resto è un sindacato autonomo del settore metalmeccanico. Nel primo caso, Landini pare già sconfitto: il direttivo si è espresso in modo netto nei confronti di Camusso e da indiscrezioni all’interno della Cgil si dice che Landini non ce l’avrebbe mai fatta.

A questo punto cosa ne sarà di Landini? Ormai è all’angolo, non gli resta che la possibilità di portar fuori la Fiom dalla Cgil. Ma all’interno della Fiom cosa ne pensano?

 

In collaborazione con www.think-in.it

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