Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera ed esponente della sinistra Pd, apre alle proposte di Maurizio Sacconi per modificare il decreto Poletti e prende le distanze dalla Cgil della quale dice: «Non ci identifichiamo con le posizioni della Camusso, e lei non si identifica con le nostre». Ex segretario della Cgil Veneto prima di diventare ministro del Lavoro nel governo Prodi, Damiano tende la mano al Nuovo Centro Destra dicendosi disponibile a modifiche condivise al Decreto lavoro nella seconda lettura al Senato. Parlando con ilsussidiario.net, l’onorevole del Pd spiega il pacchetto di emendamenti cui è pronto a dire sì. Martedì Sacconi aveva annunciato che Ncd avrebbe votato la fiducia alla Camera, ma poi avrebbe cercato di cambiare il testo del decreto al Senato.



Per Sacconi il dibattito sul lavoro dimostra che nel Pd c’è un “conflitto tra riformisti e conservatori”. Lei che cosa ne pensa?

Sacconi farebbe bene a pensare al Nuovo Centro Destra in vista delle prossime elezioni europee, al Pd ci pensiamo noi. Non c’è nessuno conflitto nel Pd, in quanto gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati approvati da 21 parlamentari su 21.



Eppure la Cgil si è opposta alla mediazione del ministro Poletti …

Voi giornalisti continuate a insistere su cose inesistenti. Che cosa c’entra la Cgil? La Cgil non c’entra niente, perché è iper-critica su questo decreto.

Voi non vi identificate con le posizioni della Cgil?

Ma ci mancherebbe, perché dovremmo? Né la Cgil si identifica con le nostre. A lei risulta che la Cgil sia favorevole al decreto e alle correzioni?

No.

E allora? Se ci identificassimo avremmo fatto cadere il decreto. Queste sono stupidaggini alimentate dai media.

Che cosa succederà se, al Senato, Sacconi non farà marcia indietro?



Sacconi ha la possibilità di modificare il decreto al Senato. È evidente che poi il testo cambiato al Senato tornerà alla Camera, che a sua volta può avere la possibilità di cambiarlo. Se si vuole convertire il decreto entro il 19 maggio bisogna che il cambiamento che arriverà al Senato sia concordato.

Se il Nuovo Centro Destra modificherà la parte relativa all’apprendistato, accetterete un compromesso?

Le distanze tra noi e Ncd non sono così esagerate. Sull’apprendistato nessuno, nemmeno Sacconi, mette in discussione l’esigenza di avere una formazione “on the job” con un piano formativo scritto. Rimane solo il problema dell’obbligatorietà del formazione pubblica per gli apprendisti, che Ncd non accetta. Su questo esistono già delle linee guida definite dal governo Letta, che affidano all’imprenditore la scelta se effettuare una formazione pubblica o privata. Se si opta per quella privata si deve poi certificare che corrisponda agli standard definiti.

 

Quindi siete disposti a rinunciare all’obbligatorietà della formazione pubblica?

A queste condizioni sì. Noi chiediamo solo che ci sia anche la diminuzione da cinque a quattro del numero delle proroghe, dopo di che su questo pacchetto complessivo siamo d’accordo.

 

Quali altre modifiche al decreto Poletti siete disposti ad accettare?

Noi siamo pienamente d’accordo sulla proposta di Poletti di cambiare le sanzioni per gli imprenditori che superano la soglia del 20% dei contratti a termine, trasformandole da obbligo di assunzione a tempo indeterminato a multa pecuniaria. E lo stesso vale per la richiesta di Scelta Civica di irrobustire il preambolo inserendo anche un riferimento al contratto di inserimento a tempo indeterminato.

 

Quindi il testo che si voterà alla Camera non andrà accettato a scatola chiusa?

Il Senato sicuramente apporterà delle modifiche. Se si tratterà delle modifiche di cui ho parlato, voteremo sì. Il problema è che è Ncd a essersi detto contrario, non noi.

 

Riuscirete a trovare la quadra con Sacconi?

Non lo so, lo vedremo. Io penso che un compromesso sia possibile. Se sarà introdotto un pacchetto di modifiche con i quattro punti che ho illustrato prima diremo di sì. Bisognerà verificare l’applicazione delle linee guida previste dal governo Letta, che consentono agli imprenditori di optare tra formazione pubblica e privata certificata.

 

(Pietro Vernizzi)

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