L’essere una “persona eticamente corretta” non trasmette alcun segnale agli stakeholders, se non quello di indicare il comportamento personale del manager in quanto individuo e non come rappresentante della sua funzione. Il comportamento nella sua connotazione organizzativa in termini di perfomance aziendale, non disgiunto quindi dalle competenze professionali, è ciò che, di fatto, può modificare il valore dell’azienda incidendo sulle modalità stesse di percezione.
Da questo punto di vista, la condivisione dei valori e dunque il comportamento etico (basato sugli asset della trasparenza, della lungimiranza e del bene comune) risulta essere un elemento in grado di generare valore per l’azienda in maniera duratura nel tempo e in quanto tale può essere assimilabile a un asset strategico intangibile dell’impresa.
Peter Senge, al fine di rendere bene il concetto profondo di condivisione dei valori, ricorre al film Spartacus. Tale film è un adattamento della storia del gladiatore romano schiavo che costruisce e guida un’armata di schiavi con il fine di conquistare la libertà. L’armata di schiavi riesce vincitrice per ben due battaglie, ma alla fine il generale Marco Crasso, dopo un lungo assedio, riesce a sgominarla. Crasso, a questo punto, decide di mandare, alle poche migliaia di sopravissuti dell’armata di Spartaco, il seguente appello: “Ieri siete stati schiavi. Oggi siete di nuovo schiavi. Ora vi attende la giusta punizione di venire crocifissi dalle legioni romane. Tale tremenda punizione non vi verrà inflitta grazie alla misericordia e pietà di Roma. Per ottenere questo atto di pietà, basta che mostriate chi è Spartaco perché noi non sappiamo chi sia tra voi”. Dopo una lunga pausa, Spartaco in persona si alza e dice: “Io sono Spartaco”. Dopo pochi istanti un altro sopravissuto si alza e dice: “Io sono Spartaco”. In pochissimo tempo tutti i componenti sopravissuti dell’armata di schiavi furono in piedi.
Questo episodio dimostra una grande verità: ogni uomo era consapevole che prendendo la decisione di alzarsi e dire “Io sono Spartaco” era totalmente votato alla morte. Tale livello di estrema lealtà dell’armata di Spartaco non era rivolta all’uomo Spartaco. La loro lealtà era nei confronti di una visione profondamente condivisa che Spartaco era riuscito a far interiorizzare: “Essere uomini liberi oppure morire”.
Si racconta che un viandante durante il suo pellegrinare si trovò di fronte a una cava di pietre. Si inoltrò all’interno della cava e si imbatté in uno scalpellino che madido di sudore stava squadrando un’enorme pietra. Il viandante curioso chiese allo scalpellino cosa stesse facendo, ed egli gli rispose seccato: “Non vede, sto squadrando una maledetta pietra di granito!”, il viandante chiese “E domani” “Domani dovrò squadrare un’altra maledetta pietra, io sono condannato a fare questo maledetto lavoro in questa maledetta cava!”.
Il viandante lasciò questo personaggio carico di negatività e proseguendo nel suo cammino all’interno della cava incontrò un altro scalpellino che anche lui madido di sudore stava squadrando un’enorme pietra. Il viandante gli chiese cosa stesse facendo e lo scalpellino con entusiasmo e con gli occhi che sembravano essere ricolmi di luce rispose: “Io sto dando il mio contributo per la costruzione di una splendida cattedrale”.
Da questo aneddoto emergono alcune chiare indicazioni. Tutti e due gli scalpellini stavano facendo lo stesso lavoro, ma quello che aveva interiorizzato la visione e i valori riusciva non solo a ricontestualizzare in modo positivo il proprio lavoro, ma addirittura era in grado di conferire significato profondo alla propria attività, non più umile e ripetitiva, ma arricchente e motivante.