Cosa sta succedendo a Torino? Ancora una volta, assistendo ai fatti di cronaca, non possiamo non chiederci cosa davvero stia avvenendo all’interno della vicenda che vede Fiat-Chrysler e i sindacati impegnati nel rinnovo contrattuale. La sensazione, da quando la trattativa si è arenata sulla questione economica, è che il problema di fondo in realtà sia un altro. E quanto avvenuto nelle ultime ore aggiunge un altro indizio a quello che pensiamo.



Facendo un passo indietro, lunedì scorso – presso lo stabilimento della Maserati di Grugliasco – 209 persone su 2.019, poco meno dell’11%, hanno scioperato per un’ora, come chiesto dalla Fiom, per protestare sulle condizioni di lavoro e sui turni. L’agitazione avrebbe causato la mancata produzione di 11 auto. Così Marchionne ha deciso di scrivere di persona una lettera aperta ai dipendenti, in cui ritiene “irrazionale e incomprensibile” lo sciopero, aggiungendo che si è trattato di “perdite produttive in un momento così delicato” che “non possono essere prese con leggerezza”.



Si consideri anche, in questa situazione, il blocco degli straordinari, a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto, proclamato – non dalla Fiom naturalmente – ma dai sindacati del sì (Fim, Uilm, Ugl, Quadri). Così Marchionne ha deciso di passare all’attacco: ”Quello che è successo pochi giorni fa ha certamente cancellato opportunità preziose per sfruttare alcuni picchi di domanda. Ma, cosa ben più grave, ha inferto un duro colpo al nostro e al vostro lavoro. Non ha offerto dell’Italia l’immagine che vorremmo portare nel mondo, quella di un Paese serio e di grande valore. Si è sprecata un’occasione per mostrare le capacità e le qualità dei lavoratori italiani”. Questo quanto scrive nella lettera ai dipendenti.



Poi le parole più interessanti, quando l’ad rivendica di aver fatto “tutto il possibile per mantenere aperti i nostri stabilimenti italiani e salvaguardare i posti di lavoro […] puntando sui marchi premium […] oltre una logica di mercato come atto di responsabilità verso tutti voi e verso il nostro Paese”.

Naturalmente non potevano mancare le reazioni dei sindacati a queste parole, a cominciare da Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, secondo il quale “la reazione di Marchionne è eccessiva e sbagliata. Si rischia di mettere in discussione quattro anni di relazioni sindacali basate sul principio della partecipazione e degli accordi sottoscritti”. Anche Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim, ha risposto all’ad: “Se la lettera è per noi, Marchionne ha sbagliato indirizzo. Noi non abbiamo causato alcuna perdita produttiva. La decisione di bloccare gli straordinari l’abbiamo assunta lunedì e abbiamo anche chiesto all’azienda di convocarci”.

Marchionne insiste molto sul fatto che oggi la partita si gioca nel mercato globale, non più in provincia, e che iniziative come questa le vede il mondo intero e non fanno bene all’azienda, oltre che all’Italia. Naturalmente è tutto vero, anche quando Marchionne dice che il lavoro in Italia è ostaggio di pochi. Ma, certamente, la reazione pare esagerata rispetto al pretesto che lo sciopero ha offerto.

Per giunta, si è appreso ieri che la Fiat non ricorrerà più a prestazioni lavorative, oltre il normale orario di lavoro, in tutti gli stabilimenti italiani. L’azienda ha inoltre deciso di non estendere a dodici i turni di lavoro alla Maserati di Grugliasco e di sospendere i 500 trasferimenti previsti da Mirafiori. Secondo indiscrezioni, la decisione è stata assunta dall’azienda per evitare incertezze nell’organizzazione e nella gestione degli orari di lavoro. È chiaro comunque che qualcosa è cambiato nei rapporti con il sindacato. 

Quindi, cosa pensare? Nella migliore delle ipotesi, Marchionne sta alzando la voce per non cedere alle richieste economiche dei sindacati circa il rinnovo del contratto. Ma la sensazione è che il manager italo-canadese stia preparando il terreno per qualche comunicazione in cui dirà che si è trovato costretto a fare qualche scelta dolorosa. Quale? Lo abbiamo scritto tante volte…

 

In collaborazione con www.think-in.it