“Contratto a tutele crescenti e l’articolo 18 non si tocca”. Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti pochi giorni fa nel suo intervento in un seminario organizzato dal Partito Democratico. Dopo il già approvato decreto sui contratti a termini è ora in discussione in Senato – in commissione Lavoro – il disegno di legge delega sul lavoro. Ma il contratto a tutele crescenti non piace a Confindustria e, in parte, ai sindacati. In giornata sono arrivate le parole di Pietro Ichino; il senatore di Scelta Civica, primo firmatario di una proposta di modifica al ddl delega sul lavoro, parlando dell’emendamento che propone il testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro dichiara come si tratta di una “modifica del sistema di protezione della stabilità del lavoratore che implica una riscrittura di tutta la legislazione di fonte nazionale in materia di lavoro con l’obiettivo di una drastica semplificazione”. Ichino prosegue: “Questa riforma del contratto a tempo indeterminato è resa ineludibile dal dl Poletti, perchè nel momento in cui noi liberalizziamo il primo triennio del contratto a termine se non rendiamo molto più flessibile, nella fase iniziale, anche il rapporto a tempo indeterminato otteniamo il risultato che il contratto a termine diventi l’unica forma di assunzione normale. Per evitare questo occorre rendere molto più competitivo il contratto a tempo indeterminato, appunto con il sistema della protezione minima all’inizio e via via crescente nel tempo”.



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