Cosa sta succedendo a Torino? Il caso Fiat si arricchisce di un altro colpo di scena, anche se al momento le sue trame vanno colte tra le righe. Già, di per sè, è quantomeno curioso che l’Assemblea generale degli industriali del capoluogo piemontese si sia tenuta nello stabilimento di Grugliasco. L’Unione industriale di Torino ha chiesto infatti al Lingotto di poter tenere l’Assemblea generale nella fabbrica “simbolo della nostra rinascita industriale”, come spiegato dalla presidente degli imprenditori Licia Mattioli. Presenti, come annunciato, John Elkann e Sergio Marchionne; non Matteo Renzi, ma Sergio Chiamparino, neopresidente della Regione Piemonte, che ha dichiarato la disponibilità della politica a “creare un contesto amico delle imprese e del lavoro”: “La creazione di occupazione è la vera sfida”.
Il manifesto dell’orgoglio manifatturiero parte quindi da un sito produttivo di un’azienda che da Confindustria è uscita quasi tre anni fa. Ma che caso… a tal proposito, curioso e interessante un passaggio sempre della Presidente Mattioli: “Per contrattare in modo costruttivo ci vuole un interlocutore sindacale autorevole, che parli con una voce sola e rappresenti la maggioranza dei lavoratori […] occorre una legge che permetta di dare certezza agli accordi che sono stati condivisi dalla maggioranza dei rappresentanti dei lavoratori, che dia piena responsabilità ai sindacati maggioritari e impedisca alle minoranze dissenzienti comportamenti ostativi e ostruzionistici”.
Non pare un caso che queste parole siano pronunciate proprio in casa di chi, subendo comportamenti ostativi e ostruzionistici di una minoranza dissenziente, ha valutato – anche – di lasciare l’Associazione. “Dai Marchionne, torna con noi. Noi ti proteggeremo dai cattivi”. Ovvero ciò che Emma Marcegaglia – la presidentessa che sarà ricordata in particolare per le sue messe in piega – doveva dire e fare illo tempore.
Al termine del consesso, gli ospiti hanno visitato lo stabilimento. Marchionne ha detto che l’assemblea straordinaria di Fiat per la fusione si terrà “agli inizi di agosto” e che il rinnovo del contratto collettivo con i sindacati firmatari si chiuderà “il prima possibile”, probabilmente entro l’estate. L’ad di Fiat-Chrysler ha anche rinnovato l’invito alla Fiom per la firma degli accordi. Sui tempi della quotazione alla Borsa di New York ha risposto: “Quest’anno, entro ottobre spero”. Poi si è espresso sull’attuale momento politico: “Con Renzi l’Italia può voltare pagina”, mentre sull’ipotesi di un ritorno di Fiat-Chrysler in Confindustria ha risposto “non credo” ai giornalisti.
È probabile che Fiat-Chrysler non tornerà in Confindustria, ma è chiaro che la Confindustria di Squinzi non è la Confindustria di Emma Marcegaglia. La dipartita del Lingotto certamente non è stata un affare per l’Associazione degli industriali che, forse, hanno lavorato per un riavvicinamento. I fatti, così come si sono svolti, lo lasciano pensare… è chiaro che quanto dice Licia Mattioli ha molto senso, anche se circa una legge che regoli la rappresentanza (che, a parte Marchionne, nessuno voleva prima d’ora) la questione è delicata: solo la patologia delle relazioni sindacali italiane fa pensare a una legge che regoli le medesime che, ricordiamolo, sono affare privato.
Grande assente Giorgio Squinzi, per un’indisposizione dell’ultim’ora. Sarà stata un’assenza strategica? Non lo sappiamo, ma di sicuro Squinzi è più interessato alla certezza del contratto che alla sua messa in piega.
In collaborazione con www.think-in.it