Fiat e sindacati firmatari, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri hanno siglato ieri, all’Unione Industriale di Torino, l’intesa sul contratto aziendale che interessa gli oltre 80mila lavoratori italiani degli stabilimenti Fiat-Chrysler e Cnh Industrial. Le parti hanno trovato l’accordo – oltre che su quella parte normativa da tempo definita – in particolare sull’una tantum da corrispondere ai lavoratori per il 2014: si tratta di 260 euro. I sindacati ne chiedevano 300, Fiat-Chrysler era ferma a 250: alla fine l’accordo è stato trovato a 260. Entro il mese di ottobre 2014 riprenderà il negoziato per un nuovo accordo di durata triennale. Questo consentirà di discutere delle parti economiche per il 2015 e gli anni successivi, evitando la contrattazione annuale che ha caratterizzato questi anni di crisi del settore. Nel confronto verranno affrontate anche le parti normative che non hanno trovato soluzione nell’attuale negoziato. Al momento, tuttavia, le parti hanno capitalizzato l’una tantum.



Con la retribuzione del mese di luglio 2014, sarà riconosciuto quindi un importo forfettario una tantum lordo di euro 260 uguale per tutti i lavoratori in forza alla data dell’11 luglio 2014. L’importo sarà erogato in cifra piena anche per i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione. Aver definito che l’importo è uguale per tutti e va anche ai cassintegrati – come ha sottolineato Ferdinando Uliano, Segretario Nazionale Fim-Cisl – “è un forte elemento di solidarietà verso chi è più colpito dalla crisi; negli altri contratti questo non succede”. Nel gruppo Fca e Cnh sono circa il 40% i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione.



La soluzione di una tantum, oltre a sbloccare il negoziato, ha consentito di erogare una quota economica superiore al tasso di inflazione per il 2014 (0,4% in base ultima elaborazione Istat). Questo in base all’accordo interconfederale avrebbe portato a un incremento di circa 8 euro su lavoratore inquadrato nel terzo gruppo 2a fascia pari a 104 euro lordi annui e solo per i lavoratori non in cassa integrazione.

La definizione che viene prospettata del contratto triennale è naturalmente soggetta alle reali intenzioni di Fiat-Chrysler circa gli investimenti promessi. Dopo nove piani industriali in 10 anni, è chiaro che ora le parti sociali ci vadano con la giusta cautela. Lo abbiamo scritto molte volte, Marchionne e la Fiat rappresentano l’unico grosso investitore in Italia degli ultimi anni; è chiaro però che, oggi più che mai, le intenzioni di Fiat-Chrysler vanno capite, non solo per l’imprevedibilità del suo manager, ma anche perché d’ora in avanti sarà sempre più difficile pensare di mantenere l’apparato italiano – in costante perdita – con i dollari americani e gli utili che Chrysler realizza nel mondo.



È di pochi giorni fa la notizia del “rosso” di 1,7 miliardi di euro per Fiat Group Automobiles SpA nel 2013. Stante la difficoltà del mercato europeo e italiano a riprendersi, è arduo che gli investimenti annunciati possano portare nell’immediato a realizzare grandi introiti e una rapida inversione di tendenza. Chiaro che il mercato americano – che in questo momento sta premiando il “lusso” e in particolare la Maserati – rappresenta una buona chances per il Lingotto. Ma, al di là della casa del Tridente, il punto è capire cosa ha realmente in testa Marchionne circa l’annunciato rilancio di Alfa Romeo e il resto della produzione italiana.

In autunno i nodi verranno al pettine. Sarà più chiaro, forse, anche quale sostegno il governo vuole dare all’industria italiana dell’automobile. Nel frattempo buone vacanze a tutti.

 

In collaborazione con www.think-in.it