Jean-Claude Juncker, politico e avvocato lussemburghese nato a Redange-sur-Attert il 9 dicembre 1954, è stato eletto ieri, dalla sessione plenaria del parlamento europeo, prossimo presidente della Commissione.
L’ex premier lussemburghese, designato dal Consiglio Europeo su indicazione del PPE, ha ottenuto ben 422 voti a favore su 751 disponibili.
Prima della votazione il nuovo presidente in pectore ha promesso un “nuovo inizio per l’Europa” illustrando il suo programma per l’occupazione, la crescita, l’equità ed il cambiamento democratico.
Le linee guida tracciate dall’esponente del partito popolare partono dalla constatazione che negli ultimi anni l’Europa sia stata investita da una delle più gravi crisi finanziarie ed economiche dalla seconda guerra mondiale e che, quindi, le istituzioni dell’UE e i governi nazionali hanno dovuto, di fronte ai rischi che gli si paventavano davanti, ricorrere a misure senza precedenti per stabilizzare le economie degli Stati membri, risanare le finanze pubbliche e salvaguardare i progressi raggiunti in decenni di integrazione europea.
Oggi, si ritiene tuttavia, sebbene probabilmente con velocità diverse, che l’Europa si stia riprendendo e che si avvii verso un percorso di crescita e di rinnovata fiducia nelle prospettive economiche.
La crisi, tuttavia, ha lasciato il segno. Oltre 6 milioni di europei hanno perso il lavoro e la disoccupazione giovanile ha raggiunto picchi storici. Diversi Stati membri sono ancora ben lontani da una crescita sostenibile e da livelli di investimento adeguati. In molti paesi la fiducia nel progetto, e nel sogno, europeo è, inoltre, ai minimi storici a tutto vantaggio di proposte politiche basate su un facile, e talvolta spicciolo, populismo che vede nell’Europea il nuovo mostro da abbattere.
Anche per questo, quindi, ora che siamo alle porte di un nuovo ciclo legislativo Junker propone di adottare un nuovo approccio che si ponga l’obiettivo di ricostruire l’Europa post-crisi. Solo così, infatti, si ritiene sarà possibile per le istituzioni comunitarie riguadagnare la fiducia dei cittadini europei. Una nuova Europa, quindi, con una maggiore legittimazione democratica, capace di affrontare con rinnovato coraggio le sfide fondamentali delle nostre economie e delle nostre società.
La prima priorità del nuovo presidente della Commissione sarà, quindi, quella di rafforzare la competitività in Europa e incoraggiare gli investimenti finalizzati alla creazione di nuovi posti di lavoro. Nei primi tre mesi del mandato, e nel contesto della revisione della Strategia di Europa 2020, è, infatti, intenzione del nuovo presidente presentare un ambizioso pacchetto di azioni per l’occupazione, la crescita e gli investimenti.
Il bilancio dell’UE e la Banca europea per gli investimenti (BEI) possono, in particolare, essere impegnati certamente in maniera molto più proficua che nel passato usando, ad esempio, i fondi pubblici disponibili a livello comunitario per incoraggiare gli investimenti privati nell’economia reale. La Nuova Europa di Junker ha, infatti, bisogno di investimenti più intelligenti, di interventi più mirati, di una minore regolamentazione e di una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse pubbliche. 



Non possiamo più permetterci, ci dice l’ex premier lussemburghese, di soffocare l’innovazione e la competitività con regolamentazioni troppo prescrittive e troppo dettagliate, in particolare nei confronti delle PMI che rappresentano ancora la colonna portante della nostra economia e creano l’85% dei nuovi posti di lavoro.
Dopo l’elezione a presidente finisce, però, il tempo della politica ed inizia quello delle politiche. La speranza è che almeno questa volta sia veramente diverso, come ci ricordava il motto scelto dal Parlamento europeo per la scorsa campagna elettorale, e che sia finalmente possibile costruire un nuovo sogno europeo in cui tornare a credere.

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