Dal 10 al 12 luglio scorsi Italia Lavoro ha organizzato a Montepulciano “Luci sul lavoro”, un tre giorni di incontri e dibattiti fra operatori del mondo del lavoro per fare il punto sui progetti che l’agenzia sta coordinando su tutto il territorio nazionale.

Si può dire che le sperimentazioni in corso danno un’idea di come si potrebbero organizzare al meglio molti interventi finalizzati  a migliorare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro per le categorie più svantaggiate o con difficoltà dovute ad assenza di servizi dedicati. Penso ai progetti per l’inserimento di studenti in stages e tirocini organizzati direttamente con scuole ed università, ai progetti avviati per il settore della green economy.Nei progetti di Italia Lavoro si propongono anche l’avvio di strumenti e sistemi che provano ad attuare misure non ancora definite a livello nazionale. Il confronto sulla certificazione delle competenze ne è un esempio. Pur affrontando un tema che non ha ancora ottenuto un accordo fra stato e regioni, e che peraltro solleva molte perplessità sulla sua utilità pratica, ha visto una platea di funzionari pubblici che a ciò si dedicano e che hanno trovato qui un momento di confronto operativo.



Oltre a seguire molti appuntamenti ho coordinato un confronto sul ruolo del terzo settore nelle politiche del lavoro e la ricchezza di esempi positivi ascoltati merita che siano conosciuti di più.

I partecipanti hanno collaborato al progetto AMVA realizzando Botteghe di Mestiere nella loro realtà.Il progetto proponeva di inserire con tirocinio giovani in aziende con un progetto formativo che definisse competenze professionali certificabili in professioni manuali. La preparazione vedeva impegnata le associazioni di categoria nell’individuazione delle imprese disponibili e per la preparazione dei profili professionali e per la selezione delle candidature.Sono stati inseriti tirocinanti in molte tipologie di ingressi, dal settore edile all’impiantistica, dalla panetteria e pasticceria ai saloni di bellezza. Sia in imprese di media dimensione sia presso artigiani più esperienze sono state fatte nella sartoria da uomo, un mestiere che rischia di sparire ed è una delle eccellenze del nostro paese. Fra le tante imprese coinvolte alcune appartengono anche al terzo settore e hanno particolarmente a cuore il lavoro come fattore educativo e di promozione sociale per chi ha particolari difficoltà di inserimento.



Il direttore della Cooperativa di S. Patrignano ha illustrato come con questo progetto hanno gettato le basi per assicurare uno sbocco lavorativo ai tanti giovani che finito il percorso di recupero presso di loro tornano nella società. Durante la permanenza a San Patrignano ognuno è tenuto a prestare la propria opera e acquisire così una autonomia lavorativa. Dei lavori agricoli, alla produzione di vino, conserve ed altro curano tutta la filiera alimentare. Ma producono anche, partendo da ingredienti naturali, saponi e detergenti. Hanno botteghe di falegnameria e fabbro. Allevano e curano animali. Producono borse, oggetti di arredamento e di design. Sviluppano quindi figure professionali per molti settori produttivi e ormai la sola rete amicale di sostenitori non può bastare per dare sbocchi occupazionali ai molti che, conclusa l’esperienza in loco, desideravano reinserirsi con un lavoro nei paesi di origine. Con la esperienza delle botteghe di mestiere hanno avviato un servizio di certificazione e di collaborazione per trovare sbocchi lavorativi in altre zone del paese mettendo così in moto un servizio per loro essenziale.



Proprio sul cercare lavoro per chi ne ha bisogno è stata l’esperienza della rete al lavoro di Lodi promossa da Galdus (un centro di formazione professionale di Milano), Workopp (agenzia cooperativa per il lavoro) e la provincia di Lodi. Hanno professionalizzato alcuni tirocinanti nelle attività necessarie presso uno sportello lavoro che assicura un rapporto con le imprese a giovani provenienti da per corsi formativi.

Il consorzio “La città solidale” di Ragusa ha assicurato invece percorsi di tirocinio presso la loro produzione di formaggi. Essendo loro uno dei centri più importanti in Sicilia per la lavorazione del latte hanno coinvolto giovani in un lavoro spesso guardato con sospetto portandoli a riscoprire una tradizione che può fruttare ancora lavoro e produzione in zone dove sposare tradizione e industria può indicare una via di sviluppo economico.

Di grande interesse anche l’esperienza della cooperativa di Comunità del comune di Melpignano nel Salento. I cittadini di questo piccolo comune hanno dato vita ad una cooperativa finalizzata ad attrezzare le case con pannelli fotovoltaici. Quasi il 10% della popolazione ha aderito alla cooperativa e hanno sviluppato un progetto comune. La cooperativa reinvestirà poi gli utili in servizi per la popolazione sviluppando ulteriormente un tessuto civico che è la base indispensabile per una partecipazione così attiva al bene comune. Nel realizzare questo progetto hanno assicurato due percorsi di tirocinio per giovani impiantisti.

Partendo dalla ricchezza di questi esempi si possono fare alcune riflessioni più generali.

Il terzo settore troppo spesso è visto con una logica di sussidiarietà al contrario come un mondo di buone persone chiamate dalla Pubblica Amministrazione a fare servizi sociali quando per carenza di risorse non riesce più a fare da sola.

Le realtà che ho raccontato dicono invece di un terzo settore che sta pienamente in settori produttivi e assicura una crescita occupazionale anche in questo periodo di crisi economica. Sono stati mossi dal voler rispondere ad un bisogno, vincere le dipendenze, mettersi assieme per fare un progetto migliore, dare lavoro a chi è più svantaggiato, ma per fare ciò hanno fatto imprese in grado di competere nei loro mercati. E’ più evidente in questa realtà che il profitto è solo un indicatore di salute aziendale e non è il fine dell’impresa. Sanno che pubblico è un servizio che serve ai cittadini e non è necessariamente realizzato dalla pubblica amministrazione.

Chiedono allora un sostegno fatto di norme più semplici e meno controlli perché come coniugare libertà e responsabilità loro lo vivono tutti i giorni guardando ai bisogni cui devono rispondere.

Alla fine due annotazioni sull’esperienza delle Botteghe di Mestiere. Hanno prodotto anche occupazione. Oltre il 50% dei tirocinanti sono poi stati assunti. Ma una nota critica ci richiama alla realtà di norme sul lavoro che chiedono una profonda riforma. Il responsabile del personale di una grande impresa che ha impegnato diversi tirocini ha chiesto perché avendo assunto alcuni di loro in tre sedi produttive con contratti di apprendistato ha dovuto fare 3 progetti formativi diversi, ha tre normative di riferimento diverse e soprattutto i giovani hanno tre stipendi diversi. Cosa aspettiamo a dare il via ad una revisione e semplificazione per un testo unico sul lavoro?