Ci sarà la nuova tranche di esodati. La sesta per la precisione da quando è entrata in vigore la riforma Fornero delle pensioni. Era il 6 dicembre 2011 e venne pubblicato in Gazzetta ufficiale il dl n. 201/2011 (molte novità sono diventate operative il 1° gennaio 2012). La nuova tranche interesserà altri 32.100 soggetti, estendendo a loro favore fino a gennaio 2016 il termine per maturare una pensione secondo i vecchi requisiti (“vecchi”, cioè, rispetto ai “nuovi” requisiti introdotti dalla legge Fornero). Con quest’operazione il numero di esodati complessivamente tutelati salirà a poco più di 170mila unità e contribuirà a marcare ulteriormente le distanze tra fortunati e sfortunati, tra coloro che ancora fruiranno di un regime pensionistico di favore (i meno giovani) e coloro che dovranno sopportare per intero il costo dei favori riconosciuti ai favoriti dalla sorte (i giovani).
Pochi gli esodati effettivi. Quella degli esodati è una vicenda nata con l’ultima riforma delle pensioni, quella Fornero, e riguarda i soggetti rimasti senza lavoro e con tempi più lunghi di accesso alla pensione. La stessa riforma Fornero aveva previsto un primo intervento tampone, con l’apertura di un canale di accesso privilegiato alla pensione (cioè coi vecchi requisiti) per un contingente di 65mila soggetti. La “salvaguardia” è stata successivamente estesa con nuovi contingenti (altri cinque). Dal rapporto dell’Inps aggiornato al 2 luglio emerge che:
Gli esodati che hanno ottenuto la “certificazione” del diritto alla salvaguardia sono 89.903 a fronte della previsione di disponibilità di 162.130 posti; quindi, il 55,45% dei posti disponibili di tutte le cinque le salvaguardie (il 56,31% considerando le prime quattro tranche, poiché l’ultima è ancora in corso di perfezionamento);
I soggetti che hanno effettivamente avuto la liquidazione della pensione sono 46.543; quindi il 28,70% dei posti disponibili di tutte le cinque le salvaguardie (il 29,15% considerando le prime quattro tranche, poiché l’ultima è ancora in corso di perfezionamento).
Ok dalla Camera. La sesta tranche ha già superato il primo test di Montecitorio giovedì 3 luglio (con 245 voti favorevoli e 80 astenuti). La versione licenziata dai deputati, passata ora all’esame di palazzo Madama, risente della longa manus del Governo, che è riuscito a trovare finanziamenti per un numero limitato di lavoratori rispetto all’iniziativa parlamentare bipartisan che presentava un costo valutato dall’Inps in 47 miliardi di euro fino al 2022 (la spesa complessiva sarà di poco oltre gli 11 miliardi di euro). La cronaca ha registrato la durissima opposizione da parte di M5S e LegaNord, contrari più di tutto, alla decisione dell’esecutivo di attingere al fondo per la cassa integrazione in deroga (ma c’è la promessa di rimpinguarlo nella prossima Legge di stabilità) le risorse necessarie alla nuova salvaguardia. Il costo effettivo dell’operazione si aggirerebbe sui 2 miliardi di euro e viene coperto, appunto, con risorse prima destinate a cassa integrazione e mobilità e per altra quota con i risparmi conseguiti dalla seconda e quarta tranche di esodati (quote inutilizzate).
Il provvedimento. Entriamo nei dettagli del provvedimento approvato dalla Camera e passato all’esame del Senato. All’art. 1 riduce i contingenti delle precedenti salvaguardie, ottenendo conseguenti risparmi di spesa utilizzati, come detto, a parziale copertura degli oneri della sesta salvaguardia. All’art. 2 amplia la platea dei lavoratori salvaguardati. All’art. 3 introduce l’interpretazione autentica di norme in materia di versamenti dei contributivi volontari. All’art. 4, infine, reca norme sulla copertura finanziaria. In conclusione, la nuova salvaguardia introduce ufficialmente 32.100 posti, ma le nuove quote effettive sono soltanto 8.100 (considerando, cioè, i posti ridotti).
I nuovi fortunati. La sesta tranche di esodati individua le seguenti categorie protette:
Lavoratori autorizzati ai contributi volontari = quota di 12.000 soggetti;
Lavoratori in mobilità ordinaria e autorizzati ai contributi volontari = quota di 5.500 soggetti;
Lavoratori in congedo per assistere figli con disabilità gravi o familiari con handicap = quota di 1.800 soggetti;
Lavoratori il cui rapporto si è risolto in ragione di accordi individuali o accordi d’incentivo all’esodo = quota di 8.800 soggetti.
Per tutte le predette categorie, la salvaguardia sarà simile a quella attualmente in corso, cioè la quinta, che prevede tra le condizioni per l’accesso alla tutela la decorrenza della pensione (in base ai vecchi requisiti in vigore prima della riforma Fornero) entro il 6 gennaio 2015. L’unica differenza sarà il prolungamento di un anno proprio di tale termine relativo alla decorrenza della pensione, che slitterebbe dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016.