Il Consiglio dei ministri in programma oggi dovrebbe stanziare i fondi per lca cassa integrazione, che scarseggiano come denunciato ultimamente dai sindacati. Le organizzazioni dei lavoratori hanno anche in questi giorni continuato a sollecitare al Governo per intervenire sul tema delle pensioni, in particolare introducendo un sistema di flessibilità che possa risultare meno duro dell’attuale legge Fornero. In questo senso il partito di maggioranza, il Pd, attraverso Cesare Damiano ha da tempo presentato un proposta di legge per andare in pensione a 62 anni con con 35 anni di contributi, oppure con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Difficile, almeno per il momento, che l’esecutivo possa accogliere la richiesta, vista la scarsità di risorse.
Mentre per esodati e quota 96 il Governo Renzi si sta muovendo per rimediare ai problemi determinati dalla riforma delle pensioni targata Fornero, sembra che per i pensionati più “benestanti” il futuro sia più scuro. Nei giorni scorsi sono emerse indiscrezioni, non smentite, secondo cui l’esecutivo starebbe pensando a un contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 3.000 euro per reperire le risorse necessarie a stabilizzare il bonus da 80 euro in busta paga e per evitare di sforare il 3% del deficit/Pil. Se questa resta al momento soltanto un’ipotesi, gli ex dipendenti della Regione Siciliana vedono incombere un prelievo sulle loro pensioni, introdotto dalla finanziaria regionale targata Rosario Crocetta. La tassa varia dal 4% al 17% a seconda dell’assegno percepito e colpisce già sopra i 32.859 euro di reddito annui. Nel frattempo l’esecutivo siciliano sta anche pensando di introdurre una deroga alla riforma Fornero per i dipendenti di Palazzo dei Normanni, che potranno andare in pensione già a 58 anni, se in possesso di 39 anni di contributi, oppure a 59 anni con 38 anni di contributi o a 60 anni con 37 di contributi.