Passo dopo passo, la vetta sembra sempre più vicina: infatti, dopo l’approvazione della Riforma delle Pensioni della Pubblica Amministrazione da parte della Commissione Bilancio della Camera, presieduta da Francesco Boccia, si sta aspettando il voto di fiducia, ma tanti scogli sembrano essere un ricordo lontano. Sono tantissimi quelli che, su Twitter, ringraziano le figure politiche che hanno lottato a lungo per rivedere il testo delle legge Fornero, che aveva tenuto circa 4000 docenti e lavoratori ATA lontano dalla pensione: si leggono, riferiti a Manuela Ghizzoni, Marianna Marzana, e Barbara Saltamartini, fiumi e fiumi di parole di ringraziamento, tra cui “Una sola e semplice parola: finalmente libera!”, ma anche “Grazie siete stati bravissimi”, oppure “Grazie Onorevole Boccia e tutti! Siete stati grandissimi”. La gioia è tanta per tutti i “Quota 96” e ora si attende il verdetto finale.



Siamo ancora in ambito di Riforma delle Pensioni, relativa alle “Quote 96”anche sul Blog di Beppe Grillo sono state riportate le riflessioni del M5S rispetto al Comma che definisce l’erogazione del Trattamento di Fine Servizio, come già la portavoce Marzana aveva riferito sulla sua pagina ufficiale di Facebook. Il Comma, presente nel testo della Riforma Pensioni Pa, che differisce l’erogazione del TFS a due anni invece che a sei mesi e prevede anche il suo smantellamento, non è andato a genio ai pentastellati che la definiscono una “cauzione”. Sul blog del leader M5S è infatti riportato quanto segue: “Il M5S rifiuta di essere complice di questo governo e di questa maggioranza che hanno voluto ripristinare solo parzialmente un diritto, trattenendo come cauzione parte dei contributi versati nei decenni di attività lavorativa da questi soggetti



“Fra le criticità sulle coperture al decreto P. A. sembrerebbero rientrare anche quelle necessarie a risolvere il problema dei cosiddetti Quota 96. Sarebbe l’ennesimo stop in una vicenda ormai surreale, a danno dei 4 mila lavoratori della scuola che si sono visti negare il diritto alla pensione. E’ ora che il governo, dopo le promesse e i tentativi a vuoto, sciolga una volta per tutte questo nodo”. Lo ha dichiarato, in una nota, la responsabile nazionale scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero. La nota arriva dopo la notizia diffusa dalla Ragioneria dello Stato, secondo cui non ci sarebbero le risorse per pagare i 4 mila lavoratori. Di conseguenza la misura prevista dalla Riforma Pensioni potrebbe saltare. La sorte dell’emendamento è ancora incerta. Si attende adesso il voto ufficiale che continua a slittare. Al momento della presentazione dell’emendamento, il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, aveva dichiarato la disponibilità delle risorse, mentre oggi arrivano i dubbi dalla Ragioneria dello Stato. In più ci sarebbe pure il problema sui tempi di erogazione delle pensioni. Se riuscissero i lavoratori  infatti ad andare in pensione entro fine agosto, i 4mila “Quota 96” potrebbero ricevere la pensione solo a partire da dicembre.



Intoppi su due misure contenute nel testo della Riforma Pensioni. I tecnici del servizio bilancio della Camera hanno portato avanti ieri dei dubbi di copertura su due misure prioritarie nelle Riforma delle Pensioni contenute nel disegno di legge di conversione al decreto legge sulla Pa. Si tratta dei “quota 96” della scuola e quelle che consentono la pensione anticipata senza penalizzazione sino al 2017. Due misure riscritte in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, che ora aspettano il via libera dell’aula. In particolare le due misure, fa sapere “Pensioni Oggi”, ricalcano un testo già presentato nei mesi scorsi alla Camera su cui il Governo aveva prodotto una relazione tecnica, verificata negativamente dalla Ragioneria dello Stato. Secondo i tecnici  “la fissazione di un limite massimo di beneficiari, determinato in un contingente di 4mila unità, risulta difficilmente applicabile, anche in considerazione della platea salvaguardata, ampiamente inferiore a quella dei potenziali beneficiari”. L’Inps aveva,infatti, rilevato in 8-9mila i potenziali beneficiari della misura. Il rischio è il prodursi di un contenzioso. Sulla seconda misura la Ragioneria ha fatto presente che si è richiamato “un testo unificato preesistente che è stato verificato negativamente dalla Ragioneria generale dello Stato, secondo cui la quantificazione risultava sottostimata in ragione del numero di soggetti potenzialmente interessati”. “I rilievi potrebbero diventare un ostacolo ad un rapido passaggio parlamentare del testo se il governo non dimostrerà coerenza nella volontà di risolvere questi problemi” ha detto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Tuttavia, oggi, la titolare della Funzione Pubblica, Marianna Madia, indicherà se il Governo chiederà la questione di fiducia in vista della prima lettura della Camera, che si dovrebbe concludere in settimana. L’esecutivo, in questo caso, dovrà indicare se stralcerà o no le due misure dal testo. (Serena Marotta)

“L’approvazione dell’emendamento su Quota 96 in Commissione Affari Costituzionali alla Camera è sicuramente una buona notizia e rappresenta un importante passo avanti verso la soluzione di un assurdo pasticcio che ha mietuto 4000 vittime tra i docenti italiani. Ma forse è prematuro cantare già vittoria, perchè è necessario che entro Ferragosto la legge venga pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Perciò l’appello che rivolgiamo alla politica è di fare presto e accelerare il più possibile l’iter nelle aule di Camera e al Senato”. È il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, secondo il quale, vista l’urgenza della questione, sarebbe stato preferibile procedere con un decreto. Il commento arriva dopo l’approvazione di venerdì scorso avvenuta in Commissione Affari Costituzionali dell’emendamento dei cosiddetti “quota 96”. Così sembra risolta la questione degli insegnanti bloccati dalla riforma Fornero. Facciamo un passo indietro: la quota 96 era la possibilità data ad alcune categorie di lavoratori, tra i quali gli insegnanti, di andare in pensione sulla base della quota 96, ovvero a 61 anni avendo maturato 35 anni di servizio, o 60 anni con 36 anni di servizio. Requisiti che si dovevano avere alla data del 31 dicembre 2011. Poi, con la riforma Fornero, le cose sono cambiate. La legge ha infatti cancellato le quote per accedere alla pensione, compresa la quota 96. “Il tempo stringe e –  ha concluso Di Meglio- ci auguriamo che non sorgano intoppi di alcun genere nei passaggi a Montecitorio e Palazzo Madama”.

(Serena Marotta)