Continua la polemica circa il pensionamento dei cosiddetti Quota 96, ovvero tutto il personale scolastico ingabbiato da una svista della Riforma Fornero. Il sito orizzontescuola.it difende la categoria e ironicamente riprende un concetto trapelato in questi giorni: “E la spending review fallirà, sarà colpa dei 4mila lavoratori della scuola ingiustamente bloccati dalla riforma Fornero” e ancora:S“si è assistito ad un vero e proprio tiro al docente, al centro di un fuoco incrociato tra coloro che, Cottarelli in testa, sostenevano ‘l’insostenibilità”’ dell’uso dei risparmi della spending per aumentare la spesa pubblica e chi ne prendeva le difese. Si tratta, ricordiamolo, di 4 mila persona che, continua orizzonte scuola, “rischiano di diventare il capro espiatorio della banca rotta dello Stato italiano, perché costeranno 35 milioni di euro per l’anno 2014, 105 milioni di euro per l’anno 2015, 101 milioni di euro per l’anno 2016, 94 milioni di euro per l’anno 2017 e 81 milioni di euro per l’anno 2018. Quindi entreranno a regime nella spesa ordinaria. Ricordiamo infine come i Quota 96 rinunceranno al Trattamento di fine servizio fino a quando non avranno maturato i requisiti richiesti dalla riforma Fornero.



Una volta incassata la fiducia della Camera, anche il Senato dovrà evitare di modificare il decreto legge in materia di Pubblica amministrazione. Lo scrive l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano, riferendosi in particolare agli insegnanti Quota 96 e alla cancellazione delle penalizzazioni per chi va in pensione di anzianità prima dei 62 anni. “Se il Governo ha chiesto la fiducia al Parlamento su un testo, i suoi ministri non possono farsi venire i dubbi successivamente cedendo ancora una volta alle pressione dei tecnici o dei commissari – spiega Damiano – Spetta alla politica decidere le priorità di spesa. Alla politica si chiede coerenza e questi problemi aspettano da tempo di essere risolti”. Se il Senato cambierà il testo, “il Decreto torna alla Camera: avanti di questo passo e scade il tempo per la sua conversione. Sarebbe preferibile un miglior coordinamento nel Governo, altrimenti si creano nuove situazioni di conflitto nel Parlamento e con i cittadini. Di questi tempi non ce n’è certo bisogno”.



La Riforma delle Pensioni della Pubblica Amministrazione attende solo l’approvazione da parte del Senato, dopo che è arrivato il voto di fiducia, e la sua discussione è in programma tra lunedì e martedì di settimana prossima. Intanto, i chiarimenti da fare sono molti: oggi, è intervenuta di nuovo l’onorevole Manuela Ghizzoni dopo che è spuntato il termine “esodati” in riferimento ai lavoratori che sono identificati come “Quota 96”. E’ stato spiegato che saranno i primi 4000 lavoratori tra docenti e personale ATA ad andare in pensione a settembre, ed in particolare  rientrano in questa categoria solamente coloro che hanno fatto domanda di pensionamento il febbraio scorso, per questo 1 settembre 2014, e che non sono ancora andati in pensione: tutti gli altri rimarranno al lavoro. La Guizzoni ha spiegato che, in questo modo, non ci saranno esodati e sarà “applicato il regime più favorevole” per chi ne ha diritto.



La deputata del Partito Democratico Manuela Ghizzoni, che in questi giorni sta seguendo da vicino la vicenda dei 4mila lavoratori “Quota 96”, tra docenti e personale Ata che sono rimasti “intrappolati” in servizio dopo la riforma Fornero, è intervenuta su Facebook per rispondere alle critiche che Carlo Cottarelli, commissario per la spending review, ha espresso nei scorsi giorni e anche in merito alla posizione presa dal prof. Ferrero nell’editoriale pubblicato su Il Corriere della Sera il 31 luglio 2014. In particolare, Cottarelli ha dichiarato che la copertura pensionistica di questi quattromila lavoratori corrisponde a “una risorsa che è stata spesa prima di essere risparmiata”; e lo stesso prof. Maurizio Ferrero che si riferisce ai Quota 96 come “esodati”, a cui viene concessa una “settima deroga” con cui, quindi, conquisterebbero il diritto di andare in pensione a settembre. Ferrara parla di “gambero delle pensioni”, ovvero di un ulteriore smottamento della legge, e si domanda se valga la pena di di programmare questi “pre-pensionamenti”, che non sono certo a costo zero, per garantire un ricambio generazionale. La risposta di Manuela Ghizzioni, apparsa sul suo profilo ufficiale di Facebook vuole chiarire che i Quota 96 non sono e sodati, ma persone alle quale è stato leso un diritto che si sta cercando di ripristinare, ecco le sue parole: “Poche righe per chiarire un aspetto dell’editoriale odierno del prof. Ferrero, apparso sul Corriere della Sera (e che riprende le critiche già espresse ieri dal Cottarelli). Non mi soffermo sulla legittima opinione espressa dall’editorialista nei confronti della riforma Fornero, ma tengo a precisare una cosa: il DL 90 e, nella fattispecie la norma riguardante il la cosiddetta Quota96 del comparto scuola, non interviene sull’impianto del sistema previdenziale. Più correttamente, la noma emenda un errore che la stessa ex ministra Fornero ha ammesso e cioè quello di non aver riconosciuto la specificità del comparto scuola dove, indipendentemente dal momento in cui si maturano i requisiti, in pensione ci si va solo il primo di settembre. Quindi, non è stato concesso alcun privilegio a questi lavoratori che, lo ricordiamo ancora, non sono esodati e non sono stati trattati da esodati. Abbiamo semplicemente ristabilito l’esercizio di un diritto, diritto leso per “errore”. E alla politica spetta anche questo compito: sanare le ingiustizie e proporre modelli di equità. Noi ci stiamo provando”.