I sindacati dicono sì alla flessibilità sulle pensioni, mentre si oppongono all’ipotesi di un prelievo per finanziare gli esodati. “Lasciate in pace i pensionati, la pazienza è finita. Ci mobiliteremo”, ha scritto su Twitter Carla Cantone, segretario generale di Spi Cgil, la quale aveva già sottolineato che “un intervento sulle pensioni retributive è inaccettabile”. I segretari generali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil aggiungono: “Attendiamo una smentita da parte del presidente Renzi e della ministra Madia”. Il Governo sembra in effetti che non voglia alla fine intervenire sulle pensioni. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti, segretario confederale Uil.
Che cosa ne pensa della proposta del ministro Poletti di una flessibilità nelle pensioni?
La flessibilità in uscita è molto importante, noi la proponiamo da tanto tempo, e prendiamo atto del fatto che il ministro Poletti ci sta riflettendo. Riteniamo che in occasione della legge di stabilità si debba passare ai fatti. Noi proponiamo un range tra 62 e 70 anni, dentro al quale il lavoratore può scegliere se andare in pensione.
È giusto prevedere sistemi di penalizzazione?
Se un lavoratore si ritira prima prenderà una pensione più bassa perché avrà versato meno contributi, se arriva fino al tetto dei 70 anni prenderà una pensione più sostanziosa. Ciò permetterebbe di risolvere numerosi problemi, come quello degli esodati e dei lavori usuranti. È impensabile che un operaio edile stia su un tetto fino a 67 anni o che un 68enne possa guidare uno scuolabus.
Quali altri effetti benefici si produrrebbero prevedendo un range tra 62 e 70 anni?
Si ristabilirebbe un principio di flessibilità molto utile al sistema e si ristabilirebbe almeno un parziale turnover. Uno dei motivi della crisi occupazionale di questi anni è legato anche al fatto che c’è stato un blocco del turnover a tutti i livelli. Per tutti questi motivi, noi siamo favorevoli a una reintroduzione della flessibilità.
Lascerete che il governo segua i suoi tempi o premerete perché si acceleri su questa strada?
Noi pensiamo che si debba accelerare perché il quadro è abbastanza chiaro e riteniamo che all’interno della legge di stabilità si possa definire un provvedimento che risponda a queste esigenze.
Renzi ha detto che le pensioni in questo momento non sono la priorità. È un modo per evitare di affrontare i problemi?
Sono d’accordo sul fatto che il sistema previdenziale italiano non va continuamente manomesso, ma la legge Fornero ha provocato alcuni problemi che vanno aggiustati al più presto. La soluzione consiste nella reintroduzione della flessibilità.
Che cosa ne pensa invece dell’ipotesi di un contributo di solidarietà oltre i 3.500 euro netti?
Siamo assolutamente contrari, in questi anni è stata fatta sistematicamente cassa sulle pensioni, che sono state impoverite. Pensare di prelevare altri soldi dai pensionati significa andare in controtendenza rispetto a quanto afferma Renzi il quale vuole sostenere i consumi e rilanciare la domanda interna. Noi riteniamo che si debba assegnare un bonus fiscale anche ai pensionati, i quali sono la categoria che paga le tasse più alte d’Europa. Mentre nell’Ue l’aliquota media è pari al 12,5%, in Italia supera il 24%. Quindi esiste un problema di adeguatezza delle pensioni, e non vanno affatto tagliate.
Quindi dove vanno reperite le risorse?
Le risorse vanno reperite continuando in modo più coraggioso a tagliare la spesa pubblica, a partire dalle municipalizzate, dagli sprechi della politica e dallo stesso numero di parlamentari. Bisogna inoltre rimettere al centro la lotta all’evasione fiscale. Ci sono 180 miliardi l’anno di evasione, e con un’azione forte e determinata si possono da subito trovare le risorse per finanziare questa operazione.
(Pietro Vernizzi)