Il Senato ha votato la fiducia al governo sul maxiemendamento al decreto sulla riforma della Pubblica amministrazione. I voti favorevoli sono stati 160, quelli contrari 106, e ora il testo dovrà tornare alla Camera dopo che è stato modificato in seconda lettura a palazzo Madama. E’ la diciottesima volta che l’esecutivo pone la questione di fiducia. Dunque passa il testo modificato dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, con quattro emendamenti presentati dal Governo sulle pensioni, con la cancellazione della soluzione per “Quota 96”, ovvero i 4mila pensionamenti per la scuola e quelli dei professori universitari e primari per l’abolizione d’ufficio a 68 anni. Il provvedimento dovrà essere convertito entro il 23 agosto.



“Trovo sconcertante la scelta del Mef che ha obbligato il governo a questa triste marcia indietro rispetto alle aspettative che si stavano riaccendendo nel mondo della scuola”. A dirlo è Camilla Sgambato, deputata del Partito Democratico e memebro della VII commissione Cultura e Istruzione. Commentando la cancellazione della Quota 96, l’emendamento che permetteva a 4.000 lavoratori della scuola di andare in pensione dal primo settembre, Sgambato ricorda che “l’intento del governo Renzi che, rimediando ad un falla della riforma Fornero, garantiva finalmente la pensione per 4mila persone, tra docenti e personale Ata e, contemporaneamente, apriva la porte a tante giovani competenze, era una grande occasione”. La parlamentare si dice comunque sicura che, “anche alla luce delle recenti dichiarazioni sia del premier Renzi che del sottosegretario Roberto Reggi, il governo possa già da fine mese intervenire consentendo a chi ha già dato tanto al mondo della scuola di poter finalmente ottenere la meritata pensione e, al contempo, permettere a chi ha invece entusiasmo e nuove competenze di poter finalmente lavorare e contribuire alla crescita di questo Paese”.



Si susseguono le reazioni dopo la conversione in legge del decreto sulla Pubblica Amministrazione: “Nessun argine tardivo alla riforma Fornero: nessuna tutela per i precari della scuola in cerca di stabilizzazione, nè per i lavoratori Quota 96 in attesa di pensione. Questo governo si dimostra ancora una volta, in modo sconcertante, in linea di continuità con quelli precedenti: capace solo di annunci mirabolanti, per i quali mancano persino le coperture economiche”, scrive in una nota il senatore di Sel Massimo Cervellini. “Si tratta – ha aggiunto – dell’ennesimo paradosso del presidente Renzi, che tante parole ha speso sull’importanza della scuola per i nostri figli, alla quale però alla prima occasione arreca un danno così eclatante privandola di risorse fondamentali e del ruolo che dovrebbe rivestire in una società come la nostra che ha necessità assoluta di ridefinire dalla base i propri valori fondanti”. Cervellini ribadisce quindi il suo “no” alla scuola di Renzi, “aggravato purtroppo da serie preoccupazioni per il futuro”.



“Decreto P.A. = Provvedimento Aberrante”. Lo scrive in una nota la senatrice Paola Pelino, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al Senato, che si unisce a coloro che non hanno gradito la cancellazione della cosiddetta Quota 96 e non solo. “In un momento di crisi particolarmente grave per il Paese – si legge ancora – ci aspettavamo da questo decreto qualcosa che potesse migliorare e semplificare la farraginosa macchina della Pubblica Amministrazione. Invece ci troviamo di fronte ad un vero e proprio pastrocchio, a misure deludenti! Disattesi i pensionamenti, il ricambio generazionale e la meritocrazia. Ancora una volta sono state adottate formulette di sola facciata”. La senatrice quindi si chiede: “Ma quando Renzi si accorgerà delle reali esigenze degli italiani? Quando Renzi finirà di fare il bello con se stesso ed onorerà il suo mandato?. Al Parlamento continua a chiedere la fiducia, ma di certo se continua in questo modo non può chiederla agli italiani. Non gliela accorderebbero mai”.

“Quota 96 scenderà in piazza per protestare contro il dietrofront del governo. Lo ha annunciato Kiara Farigu, del direttivo del comitato civico “Quota 96”. In piazza saranno 10mila, tra docenti, personale amministrativo e precari.  “In piazza saremo 10mila”, annuncia Farigu, “quattromila tra docenti e personale amministrativo in attesa della pensione e sei mila saranno i precari che aspettano un posto di lavoro. Andremo in piazza tutti insieme. La nostra è una protesta trasversale e generazionale. Ci stiamo organizzando con gli altri comitati e attraverso Facebook per denunciare questa vergogna. I giovani sono con noi perché sono direttamente interessati. Qui si parla di staffetta generazionale”. Il governo ha infatti stoppato il decreto per i 4mila pensionamenti a causa della mancanza di coperture economiche. “Non è vero la Ragioneria dello Stato aveva dato l’ok”, dice Farigu in un’intervista all’Huffington post. La donna è indignata e sostiene che sia vergognoso che “dopo due anni di lotta dobbiamo sacrificarci così per dei giochetti che stanno facendo loro”. Intanto la protesta approda su Facebook, dove il comitato recluterà le diecimila persone, che scenderanno in piazza per la protesta: “È vergognoso. Vogliono vivere di rendita alle nostre spalle. Un grave errore legislativo sopravvive grazie ad un sistema politico incapace di distinguere tra legalità e illegalità, tra diritto e privilegio! È ora della mobilitazione generale”, così si legge sulla pagina Facebook.

Il governo ha posto la fiducia sull’emendamento interamente sostitutivo del decreto sulla Pubblica amministrazione. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Spiegando i motivi che hanno portato alla cancellazione della cosiddetta Quota 96, il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha precisato che l’esecutivo non ha fatto “nessuna marcia indietro”: “Con questo provvedimento – ha detto – iniziamo un percorso di rinnovamento, iniziamo a invertire una tendenza, a ridare speranze a generazioni che, per molto tempo, sono state tradite. Non si sono create le condizioni per un intervento sui quota 96. Ieri il presidente del Consiglio ha detto che entro agosto ci sarà un intervento strutturale sulla scuola, all’interno del quale si affronterà il tema delle entrate degli insegnanti nella scuola, delle precarietà e del rinnovamento”.

L’emendamento sulla cosiddetta Quota 96 non c’entrava con la riforma della Pubblica amministrazione e per questo è stato tolto dal decreto. È quanto ha detto il premier Matteo Renzi, che sulla scuola, secondo quanto si è appreso da fonti di Palazzo Chigi, starebbe preparando un intervento a fine agosto anche più ampio dei 4mila insegnanti coperti dalla Quota 96. Ma la vicenda ha creato non pochi malumori all’interno del Pd, soprattutto nei confronti della Ragioneria dello Stato e dei tecnici del Ministero dell’Economia. Secondo Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, la cancellazione dell’articolo sulla Quota 96 deriva da “una scelta del Mef, manifestata già alla Camera, profondamente sbagliata”. In questo modo, ha aggiunto, “vince chi pensa che rigore, austerità e sacrifici debbano essere fatti dai più deboli”. Ora Boccia si augura “che il presidente del Consiglio intervenga e si faccia carico degli insegnanti quota 96, nel frattempo diventata quota 99”.

Dopo la retromarcia del Governo rispetto alla questione “quota 96” e alla Riforma della Pensioni della Pubblica Amministrazione, causata dagli emendamenti soppressivi che hanno spezzato di nuovo le speranze dei 4000 docenti che attendevano la pensione per il primo settembre, a ilsussidiario.net è arrivata questa lettera di Gianni Mereghetti, insegnante di filosofia e storia in un liceo di Milano, che riportiamo.

Carissimi amici del SUSSIDIARIO,

È ridicolo quanto sta succedendo sulla fantomatica quota 96, è il segno evidente di una debolezza della politica del nostro paese, che non è capace di affrontare i problemi se non con il righello. Io, per fortuna, non sono quota 96, sono quota 95, e posso continuare ad insegnare tranquillo come desidero, ma è un cinema di basso livello quello che stanno inscenando sulla quota 96, prendendo in giro chi è ad un passo dalla pensione e illudendo i giovani che premono per entrare. Manca  – e gravemente –  in chi dirige, e forse in ogni ambito della società, la capacità di stare di fronte alle questioni, di capire che cosa significhino e di tentare nuove e più efficaci soluzioni. Invece, si tirano delle righe sempre più marcate, così da non lasciar scappare nessuno, come se questo fosse il problema. Meno male che salta questa stramaledetta quota, perchè la questione seria non è fissare una quota, bensì stabilire che rapporto possa esserci tra chi sta finendo il suo servizio e i giovani che aspirano ad insegnare. Al posto di perdersi a fissare un’ inutile quota, quanto sarebbe più utile per il bene di tutti e specialmente per gli studenti, che chi ci governa capisse quanto bene può venire da un rapporto di reciprocità tra anziani e giovani dentro la scuola! Ma per pensare in questo modo, bisogna saper capire quello che sta succedendo nel paese, che non è solo una questione aritmetica in cui si contano i 20.000 lavoratori che vanno in pensione e 20.000 nuovi assunti: la questione fondamentale è quella che vede nascere un bene all’educazione da un rapporto tra giovani e anziani, altrimenti rimane solo un puro travaso di numeri. Guai ad essere miopi! Sa dirigere, sa governare chi è capace di ampie prospettive. (Gianni Mereghetti)

Meno male che il premier Renzi aveva garantito il suo massimo impegno per il mondo della scuola. Spiace dover constatare che i suoi sono stati solo proclami. In barba a una categoria, quella dei docenti, ancora una volta beffata dalle politiche dell’esecutivo.” Queste sono le parole, durissime, che provengono da Fabrizio Bocchino, senatore di Italia Lavori In Corso (ILIC) e che esprimono tutta la sua indignazione rispetto alla mossa del Governo di questa mattina, che ha previsto la cancellazione dalla riforma dell’articolo che avrebbe permesso a tutti quei 4000 docenti che erano rimasti nella gabbia della riforma Fornero di andare in pensione il primo di settembre; e anche di quello relativo all’età pensionabile per professori universitari e medici. “Il governo contraddice se stesso. Fa un po’ come Penelope. Di notte, disfa la tela tessuta di giorno” è un altro suo commento rispetto ai passi in avanti per la Riforma delle Pensioni della PA, che sono stati cancellati in qualche secondo all’annuncio dei quattro emendamenti soppressivi relativi alla riforma. “Dopo l’errore targato Fornero, dalla mancata distinzione tra anno solare e anno scolastico, ora siamo saliti di livello: ci troviamo di fronte a un governo che illude gli insegnanti creando false prospettive. Salvo poi, rimangiarsi tutto.” ha concluso Fabrizio Bocchino in merito alla questione.

“Una beffa di Stato che denota una mancanza di serietà intollerabile da parte delle istituzioni”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la cancellazione da parte del Governo dell’articolo riguardante Quota 96 contenuto nel decreto sulla Pubblica Amministrazione. “Dopo due anni di calvario – ha aggiunto – 4000 insegnanti assistono impotenti per la seconda volta allo scippo della pensione maturata legittimamente e tutto ciò avviene perché viviamo in un Paese dove la politica è fatta soltanto di annunci. La copertura economica per risolvere la questione, e sanare un’autentica ingiustizia, ammonterebbe a 45 milioni di euro: una somma che il Governo potrebbe recuperare razionalizzando capitoli di spesa come quello relativo alla gestione del sistema informatico del Miur, per il quale si spendono 30 milioni annui con risultati pessimi, come dimostrano i numerosi problemi sorti durante le operazioni di mobilità”.

Mentre si attendeva di superare l’ultimo scoglio per l’approvazione da parte del Senato della Riforma delle Pensioni della PA, che avrebbe sistemato la situazione di stallo in cui si erano ritrovati i Quota 96 dopo la Riforma Fornero, oggi arriva la smentita, dallo stesso Governo: quattro emendamenti soppressivi che vedono la speranza di quei 4000 lavoratori (docenti e personale ATA) di andare in pensione dal 1 settembre totalmente disilluse. Inoltre, in questi quattro provvedimenti, uno in particolare è diretto ai limiti di età per il pensionamento d’ufficio. Secondo i nuovi risvolti, verrà tolto il limite di età, che era stato fissato ai 68 anni, per tutti i professori delle università e per i medici. L’annuncio l’ha fatto Marianna Madia, ministro della Pubblica Amministrazione e Semplificazione, chiarendo che invece rimarranno invariate le soglie per i dipendenti pubblici, fissate a 62 anni e 65 per i medici.

Sembrava fatta dopo l’approvazione della Camera, invece l’emendamento al decreto relativo alla riforma della Pa riguardante il personale della scuola Quota 96 è stato cancellato. Non da parte però dell’opposizione o durante l’iter parlamentare, bensì dal Governo stesso. L’annuncio l’ha dato il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che ha spiegato che l’esecutivo si appresta a presentare 4 “emendamenti soppressivi” di alcuni punti del decreto tra cui appunto quello che consentiva a 4mila lavoratori della scuola, cui la riforma Fornero aveva tolto il diritto di andare in pensione, di poter accedere al trattamento di quiescenza a partire dal 1° settembre. Sembra che il dietrofront del Governo sia stato un modo per ricucire lo strappo con Carlo Cottarelli, commissario alla spending review che aveva fatto notare come i fondi dei tagli alla spesa venissero spesi per provvedimenti simili e non per ridurre le tasse. Ma non bisogna dimenticare che la Ragioneria dello Stato aveva dato parere negativo all’emendamento. Certo è che per l’esecutivo e il Pd si tratta di una “smentita” non da poco. Infatti, molti esponenti del partito di Renzi avevano fatto notare che oltre a fare giustizia, questo emendamento avrebbe permesso di dare lavoro a 4.000 giovani nella scuola. Di certo non mancheranno le polemiche, anche perché se salta questo emendamento non ci sarà più tempo per un nuovo provvedimento per i Quota 96, vista la deadline del 1° settembre.